Dal cibo all’ambiente la casa per le startup delle buone azioni

Dal cibo all’ambiente la casa per le startup delle buone azioni

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TORINO C’è una fabbrica, a Torino, di imprese buone. Chi vuole diventare imprenditore ci rimane per sei mesi, il tempo di capire come far decollare la propria startup, e poi sfida il mercato. Non è un incubatore come tutti gli altri, perché per entrarci serve una caratteristica: bisogna aver voglia di migliorare il mondo. Lo spazio si chiama Rinascimenti Sociali e in questo momento ospita 16 aziende appena nate che vogliono dare una mano a valorizzare il patrimonio culturale italiano, rendere più sano lo stile di vita delle persone, far del bene all’ambiente e così via.

A creare la struttura un anno fa è stato il centro di innovazione sociale SocialFare, che ha tra i suoi fondatori pure la congregazione dei Giuseppini del Murialdo. Lo ha fatto con l’aiuto economico della Compagnia di San Paolo e con le tecnologie di Top-Ix, il consorzio pubblico che gestisce il traffico web del Nord Ovest. Ogni sei mesi, Rinascimenti Sociali chiede a inventori di tutta Italia di proporre idee d’impresa, poi sceglie le migliori e dà loro uno spazio fisico e una serie di supporti. I neo-imprenditori vengono accompagnati fino allo sbarco sul mercato e poi messi in contatto con potenziali investitori, come ad esempio OltreVenture, il principale fondo italiano dedicato alla social innovation.

Oggi la “culla” torinese ospita 16 startup, frutto dell’ingegno di persone in arrivo da tutta Italia. Chiara Cecchini, per esempio, viene da Bologna, ha 25 anni e ha lanciato Featapp, un’applicazione già in fase di test nel capoluogo emiliano: «Traccia l’attività fisica dell’utente — racconta la startupper — e la trasforma in gettoni, che possono essere spesi in punti vendita affiliati per acquistare cibo di qualità. Più si cammina e più gli sconti aumentano».

Giulia Pettinau, 33 anni, è di Torino e ha ideato Sport Grand Tour, un abbonamento che consente ai bambini di accedere a numerose strutture sportive della città: «È un passepartout: i ragazzi possono provare il nuoto per due mesi e, se non si appassionano, possono cambiare disciplina, senza dover disdire nulla», spiega Giulia. Così i genitori non devono sobbarcarsi le spese di un corso annuale che magari ai figli non piace e i bimbi possono trovare lo sport giusto.

Pure Toys Circus, inventata da Stefano Bernardi, ha una logica simile: perché comprare i giocattoli se dopo pochi mesi il piccolo cresce e non li usa più? Meglio affittarli, pagando una quota mensile e “aggiornando” i giochi di volta in volta. My Circle permette invece di comprare biglietti con tariffe di gruppo: «Aggreghiamo persone che non si conoscono ma che vanno nello stesso posto, e consentiamo loro di ottenere sconti anche del 25-30%», dice Nunzio Guida, il trentacinquenne di Napoli che ha avuto l’intuizione.

Molte sono idee semplici, che però non erano ancora venute a nessuno. Rinascimenti Sociali cercherà di fare in modo che creino anche posti di lavoro. È un’iniziativa unica in Italia, che all’estero hanno già notato: pochi giorni fa a Torino è arrivata una delegazione della diocesi di Westminster. Gli inglesi hanno spiegato di avere un po’ di soldi da investire e vorrebbero farlo creando una struttura simile a Londra. Anche nella City sono in cerca di imprese che siano buone, in tutti i sensi.

 



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