Sotto i 750 euro due pensioni su tre
Si va in pensione più tardi e quindi scendono gli assegni liquidati ogni anno, ma salgono le prestazioni assistenziali, che nel Sud pesano il doppio del Nord. Lo dicono i dati diffusi ieri dall’Inps e relativi alle pensioni private (esclusi i dipendenti pubblici ed ex Enpals). In 13 anni, dal 2003 al 2015, le pensioni di vecchiaia liquidate ogni anno si sono quasi dimezzate, passando dalle 494 mila circa del 2003 alle 286 mila dell’anno scorso. È la conseguenza delle ripetute riforme delle pensioni. L’età media al pensionamento è infatti cresciuta di tre anni: da 59,7 anni nel 2003 a 62,7 nel 2015. Le nuove prestazioni assistenziali (non sorrette dai contributi ma erogate a invalidi e a persone a bassissimo reddito) messe in pagamento ogni anno sono invece aumentate: dalle 465 mila del 2003 alle 571 mila del 2015, il 51% di tutte quelle liquidate l’anno scorso. E in tema di famiglie bisognose l’Istat segnala che in 217 mila nuclei familiari a lavorare è la mamma mentre il papà è disoccupato mentre in 85 mila sono entrambi i genitori senza lavoro.
In Italia ogni mese vengono pagate dall’Inps più di 18 milioni di pensioni private: 14,3 di natura previdenziale, cioè che hanno dietro i contributi, e 3,8 assistenziali, come le pensioni agli invalidi civili, le indennità di accompagnamento, e gli assegni sociali. La spesa complessiva per tutte le pensioni private Inps è stata nel 2015 di 196,8 miliardi, di cui 176,7 per le prestazioni previdenziali e 20,1 miliardi per quelle assistenziali. Su 14,3 milioni di pensioni previdenziali 4,2 sono pensioni d’anzianità, 272 mila sono veri e propri prepensionamenti, 4,9 milioni pensioni di vecchiaia, circa 3,8 di reversibilità e un milione di invalidità previdenziale. Su 3,8 milioni di prestazioni assistenziali, la parte del leone spetta agli invalidi civili: 2.980.799 pensioni (per una spesa di 15,3 miliardi), di cui 1,7 milioni di assegni di accompagnamento. Le pensioni sociali sono 857 mila.
La distribuzione territoriale mostra che mentre le prestazioni previdenziali si concentrano nel Nord (190 pensioni di vecchia ogni mille residenti contro le 102 nel Sud) per quelle assistenziali è il contrario. Le sole prestazioni agli invalidi civili sono 37,2 ogni mille residenti al Nord, salgono a 50,8 al Centro e a 64,1 al Sud. La regione col minor numero di pensioni previdenziali è la Sicilia (177 per mille residenti), seguita da Lazio (184) e Campania (187). Quelle che ne hanno di più sono l’Emilia Romagna (266) e la Lombardia (265). Per le prestazioni assistenziali, invece, la classifica si inverte. In testa ci sono Calabria (101 per mille), Campania e Sicilia (97). In fondo troviamo Emilia Romagna (42), Piemonte (44), Veneto e Friuli (45) e Lombardia (46), tassi dimezzati rispetto al Nord.
Un altro punto importante è che il numero delle pensioni non coincide con quello dei pensionati. L’Inps, infatti, sottolinea che «la popolazione fra 75 e 79 anni ha in media più di una pensione a testa e quella con più di 90 anni quasi due. Questo succede perché, con l’avanzare dell’età, sussiste una maggiore probabilità di invalidarsi e/o di rimanere vedove/i». Così è vero che l’importo degli assegni si concentra verso il basso, con il 63,4% delle pensioni sotto i 750 euro, percentuale che sale al 77,1% per le donne, ma questo dato «costituisce solo una misura indicativa della povertà, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni o comunque di altri redditi». Infatti, su 11,5 milioni di assegni inferiori a 750 euro, quelli che beneficiano di assegni per i redditi bassi (integrazioni al minimo, maggiorazioni, invalidità) sono 5,2 milioni, il 45,4%. Secondo il rapporto di Itinerari previdenziali su tutte le pensioni esistenti in Italia nel 2014, «ogni pensionato riceve in media 1,434 prestazioni il che porta la pensione media da 11.695 euro annui a 16.638 euro, ben al di sopra dei mille euro al mese».
Enrico Marro
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