L’ex ministro di Putin e la scia di morti sospette all’ombra del Cremlino

L’ex ministro di Putin e la scia di morti sospette all’ombra del Cremlino

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Le rivelazioni sul fatto che l’ex ministro e consigliere di Putin, Mikhail Lesin, non morì per un infarto nel novembre scorso allungano la lista dei casi misteriosi (e fortemente sospetti) che hanno coinvolto personaggi di spicco della nomenklatura russa. Lesin colpito più volte con un «oggetto contundente» alla testa e su tutto il corpo fa subito pensare a una vendetta o, meglio, a un’esecuzione mascherata da rissa di strada, visto il passato di pugile dilettante dell’ex ministro. E considerato anche che, secondo alcune fonti, stava «parlando» con l’Fbi sui segreti dell’entourage del presidente russo.
Agli esecutori di Lesin è però sfuggito il particolare che negli ultimi tempi, secondo la tv Dozhd , era stato sottoposto a 14 operazioni in Svizzera per sostituire vertebre danneggiate. In quelle condizioni non si sarebbe certo messo a menare le mani.
La morte dell’ex ministro dell’Informazione risale al 5 novembre, quando il suo corpo fu scoperto in una stanza dell’hotel Doyle Dupont Circle di Washington. Un albergo a quattro stelle da duecento dollari a notte, buono, ma certo incongruo per un russo pieno di soldi come era lui.
Gli inquirenti hanno solo detto che Lesin non fu picchiato nella sua stanza. Di più, per ora, non si sa. Bastonato e ammazzato in strada e poi portato cadavere in stanza? Altrimenti come mai, dopo essere stato ridotto in quel modo sarebbe andato in albergo e non al pronto soccorso? E poi, perché alloggiava lì?
Per anni Lesin è stato il controllore dell’informazione russa per conto di Putin. Prima come ministro, poi quale capo di Gazprom Media, un conglomerato di tv e giornali controllato da Yurij Kovalchuk, oligarca vicino al Cremlino. E come consigliere del presidente per i media, prima con Putin e poi con Medvedev.
A un certo punto, però, è stato licenziato dal Cremlino (nel 2009) e ha rotto con Kovalchuk, che lo ha allontanato da Gazprom Media. Secondo il quotidiano Moscow Times , Lesin avrebbe ricevuto un grosso prestito da Kovalchuk e si sarebbe poi rifiutato di restituirlo.
E veniamo alla parte americana. L’ex ministro avrebbe comprato numerose proprietà in California. Nel 2014 il senatore Roger Wicker del Mississippi ha chiamato in causa Lesin. Ha scritto al Dipartimento della Giustizia dicendo che l’ex ministro aveva acquistato diverse proprietà per un valore di 28 milioni di dollari. Visto che Gazprom Media è controllata da Gazprombank che a sua volta è legata a Bank Rossiya, finita nella lista nera delle sanzioni Usa assieme al suo proprietario Kovalchuk, il senatore chiedeva di indagare. In particolare su corruzione e riciclaggio. «Sono stati violati il Foreign Corrupt Practices Act e l’ Anti Money Laundering Statute ?» chiedeva il senatore.
Il sito Web Daily Beast ha scritto che nel dicembre del 2014 il caso era stato passato alla divisione criminale del ministero e all’Fbi. A novembre dell’anno scorso Lesin era arrivato «discretamente» a Washington per accordarsi con l’Fbi? È un’ipotesi avanzata dal Daily Mail .
Se fosse vero, i sospetti aumenterebbero, come per le altre morti misteriose: Aleksandr Litvinenko, eliminato con il polonio nel 2006. L’ex oligarca Boris Berezovskij morto in bagno nel 2013; Badri Patarkatsishvili, ex socio di Berezovskij, colpito da infarto nel 2008. Più recentemente Nikita Kamayev, ex capo dell’agenzia antidoping russa (Rusada) che stava forse per collaborare con le autorità internazionali, e, qualche giorno prima, il 3 febbraio, il suo predecessore alla Rusada Vyacheslav Sinev.
Fabrizio Dragosei


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