by Marco Perduca, il manifesto | 9 Marzo 2016 10:08
«L’Italia continuerà a prodigarsi fino all’ultimo momento utile affinché la posizione comune dell’Unione europea venga riflessa nella dichiarazione finale della sessione speciale dell’Assemblea generale dell’Onu sulle droghe (Ungass), che si terrà a New York dal 19 al 21 aprile». Con questo impegno il 4 marzo scorso si è aperto, e chiuso, l’incontro tra istituzioni, organizzazioni non-governative e associazioni promosso dalla direttrice del Dipartimento per le politiche anti-droga Patrizia De Rose in risposta a una sollecitazione della società civile inviata al Presidente Renzi nell’autunno scorso.
I sottosegretari Della Vedova, esteri, De Filippo, salute, e Migliore, giustizia – il primo e l’ultimo notoriamente anti-proibizionisti – hanno manifestato un sincero interesse verso le richieste, e critiche, avanzate da molti dei presenti all’architettura delle tre Convenzioni dell’Onu in materia di sostanze illecite. Gli interventi dei rappresentanti dell’agenzia Onu sulle Droghe e il Crimine (Unodc) e dell’organismo che ha il compito di sovrintendere all’applicazione delle convenzioni (Incb) hanno dimostrato che alle Nazioni Unite esiste un vivace dibattito interno.
La sessione dell’Assemblea Generale del 2016, fortemente voluta da alcuni paesi latino-americani, sarà di passaggio verso l’Ungass del 2019. Come illustrato dal Consigliere Coppola, uno dei negoziatori italiani, nelle prossime settimane si definirà il testo della dichiarazione finale. La lettura della bozza dei documenti preparatori conferma che non si metterà in discussione l’impianto normativo delle Convenzioni, non si denunceranno i fallimenti della tradizionale strategia di riduzione della domanda e dell’offerta delle sostanze illecite, si riaffermeranno i propositi di lotta al narco-traffico globale. Non ci saranno chiare condanne all’uso della pena di morte per reati di droga, né riferimenti specifici alla «riduzione del danno». Tuttavia, molti elementi della critica e delle proposte delle Ong discusse nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, risultano comunque presenti nel testo – per chi le saprà coglierle. Chi vede il bicchiere mezzo pieno ritiene che il documento finale, pur coi suoi limiti, contenga alcune novità, come ad esempio l’indicazione di alternative all’indiscriminata carcerazione. Il dibattito si può ascoltare su RadioRadicale.it.
Era la prima volta che al Dipartimento «Anti-Droga» s’ascoltavano per ore, senza pregiudizi, tutte le voci di chi da decenni s’interessa di politiche sugli stupefacenti, molte radicalmente critiche dello status quo. Sebbene l’incontro fosse centrato sulla dimensione internazionale delle politiche, sono state affrontate molte delle problematiche nazionali, alcune emerse a seguito della parziale cancellazione della legge Fini-Giovanardi: Sert da rafforzare, comunità da finanziare, offerte terapeutiche da aggiornare e promuovere, Hiv/Aids da non dimenticare, sovraffollamento carcerario- per ricordarne alcuni.
La delegazione italiana al Palazzo di Vetro sarà guidata dal Ministro della Giustizia Orlando, a positiva conferma che il problema inizia a essere avvertito come pienamente politico, senza più essere circoscritto nel perimetro socio-sanitario. Una volta chiusa Ungass 2016, con un documento finale che si spera delinei un percorso di valutazione effettiva e indipendente delle politiche, occorrerà insistere per l’organizzazione della sesta conferenza nazionale sulle droghe, che per legge si sarebbe dovuta svolgere nel 2012. Il Governo dovrà quindi assumere chiare e pubbliche scelte politiche per esser conseguente al rinnovato atteggiamento di apertura a livello internazionale in materia di stupefacenti.
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