Staffan De Mistura: “Domani partono gli aiuti umanitari alle città accerchiate”
MONACO Il vertice, le riunioni di Monaco si sono chiuse sabato notte, l’inviato Onu Staffan De Mistura è rientrato a Ginevra, da dove sta negoziando un passo delicatissimo: la partenza dei convogli umanitari che devono entrare in Siria.
«Noi stiamo facendo tutto il necessario, gli approntamenti del materiale e i contatti con le parti per far partire i convogli, che entro martedì (domani, ndr) al massimo partiranno per raggiungere città e villaggi siriani sotto assedio. Per ora Aleppo non è prevista, ma stiamo discutendo anche di questo, in quella città la situazione è complessa. Voglio intanto ringraziare John Kerry e Sergey Lavrov perché nonostante le grandi differenza fra Stati Uniti e Russia, nonostante quello che appare nelle dichiarazioni, nella “guerra di interviste”, i due leader hanno dimostrato che hanno ben chiara la drammaticità della situazione in Siria. A Monaco sono stati seduti per ore, a negoziare con le delegazioni su cui hanno influenza, per convincere Iran o Arabia Saudita, Turchia o Qatar che bisogna ridurre la violenza, fare entrare gli aiuti in Siria e permettere poi di avviare veri negoziati politici. Kerry e Lavrov sanno di cosa parlano e sono in grado di onorare gli impegni. Perché poi c’è il terzo punto: avviare una cessazione della violenza, che apra la strada a una tregua generalizzata. Chi vuole la pace deve iniziare a dimostrarlo sul terreno».
Ma come giudica le accuse che le parti si scambiano dopo l’accordo?
«L’accordo di Monaco è un fatto nuovo, e va tenuto separato dalle dichiarazioni pubbliche, quelle per la tv e i giornali. Questa non è una “dichiarazione”, una “invocazione di pace”: sono impegni concreti che le parti hanno preso e che potranno essere misurati. Le parti che hanno firmato adesso devono deliver, “consegnare la merce”. Non è la pace immediata in Siria, ma uno dei primi segnali seri che le cose possono cambiare. Da un punto di vista di tecnica negoziale quando abbiamo interrotto i colloqui indiretti di Ginevra a 2 giorni dall’inizio lo abbiamo fatto perché con il segretario generale dell’Onu avevamo concordato di non coprire colloqui messi in piedi per perdere tempo. Non faremo dei “negoziati sui negoziati”. La nostra idea è che ogni passaggio debba essere avviato verificando che gli impegni presi siano stati rispettati. Per arrivare ai colloqui di Ginevra ci sono stati una risoluzione del Consiglio di sicurezza e più riunioni del format Vienna: era stato chiesto di attuare azioni nel settore degli aiuti e dei cessate- il-fuoco: era stato fatto a Ginevra e quanto abbiamo chiestoa Monaco».
La Russia sta aiutando?
«La Russia è uno fra i paesi più importanti ad aver preso impegni al tavolo di Monaco. Mosca ha molta influenza su Assad, sul governo siriano ed è presente militarmente sul teatro di guerra. Quindi se parliamo di “cessazione delle ostilità” anche Mosca deve dare il suo contributo: ma non soltanto Mosca, tutti devono farlo, e ognuno deve convincere i gruppi su cui ha influenza».
Arabia Saudita e Turchia dicono di essere pronte a schierare truppe di terra, i ribelli dicono che mai tratteranno con Assad, lui invece dice che vuole riconquistare tutta la Siria… «C’è un’inevitabile foga declaratoria, fatta di proclami per il proprio pubblico e per gli avversari. E poi c’è la sostanza: verificheremo se i partner più importanti e decisivi saranno in grado di metter pressione sui più riottosi e far avanzare gli impegni sanciti dalla risoluzione 2254 e dallo statement di Monaco. In Siria qualcuno può vincere delle battaglie in più o in meno, ma non c’è una vittoria militare chiara e definita, perché lo scenario è così caotico e frammentato che bisogna iniziare a rimettere a posto i pezzi del disastro, non continuare a fare a pezzi un paese già devastato».
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