by Valentina Conte, la Repubblica | 28 Febbraio 2016 16:15
La prima volta di Confindustria, in 106 anni di storia, dal Papa. Ieri settemila imprenditori, guidati dal presidente Giorgio Squinzi e da tutto lo stato maggiore dell’associazione, hanno festeggiato il Giubileo dell’Industria con Papa Francesco in Vaticano. Molti bimbi, anche i nipotini di Squinzi accarezzati da Bergoglio, migliaia di smartphone alzati in aula Paolo VI, una ressa sconosciuta per una platea di solito ingessata. Ma non sono state solo rose e fiori.
«Troppi giovani prigionieri della precarietà o di lunghi periodi di disoccupazione non vengono interpellati da una richiesta di lavoro che dia loro, oltre a un onesto salario, anche quella dignità di cui a volte si sentono privati», ha tuonato il Papa. Di qui l’appello a fare di più, a «rifiutare le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi » e la «disonestà», e a respingere «categoricamente che la dignità della persona venga calpestata in nome di esigenze produttive», quando queste «mascherano tristi egoismi e sete di guadagno ». Bergoglio chiede dunque agli imprenditori «giustizia, come via maestra» e «un’economia di tutti e per tutti», anche per i «dimenticati o trascurati», dagli anziani «scartati» alle «madri e padri di famiglia con l’angoscia del futuro e del presente». «Sappiamo bene di essere uomini che sbagliano come tutti», ha risposto Squinzi. «Tuttavia le tante storie su cui sono state costruite le nostre imprese hanno le loro radici nel duro lavoro e il giusto profitto, senza il quale solidarietà è una parola vuota di senso». Sul palco, accanto a Squinzi, anche Emma Marcegaglia (presidente Eni), Federico Ghizzoni (ad di Unicredit) e il comitato di presidenza di Confindustria.
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