Milano, Sel pronta a smarcarsi dal Pd
Una lunga riunione di segreteria finita senza un decisione definitiva, almeno per ora. Raccontata come tranquilla e interlocutoria. Ma la verità è che nella nuova sede nazionale di Sel, in via Arenula a Roma, tira un’ariaccia. Le divisioni fra ’coalizionisti’ e ’autosufficienti’, silenziate per qualche giorno in attesa del miracolo a Milano – che però come ogni miracolo non cinematografico ovviamente non si è avverato – sono tornate più forti di prima. Del resto la possibilità della vittoria di Francesca Balzani, utilizzata da molti vendoliani, era argomentazione accademica, buona giusto per prendere tempo. In attesa di affrontare il tema vero: quella della rottura del centrosinistra milanese. Contro il sindaco Pisapia e buona parte della Sel cittadina.
Ma ormai le chiacchiere hanno le ore contate. Mercoledì a Milano un coordinamento della sinistra provinciale deciderà come proseguire l’impegno per le amministrative. Poi all’inizio della prossima settimana i dirigenti milanesi verranno a Roma per riferire. Ma a Roma la discussione è già fatta, e la faglia nel gruppo dirigente è già spalancata. Da una parte c’è il coordinatore Nicola Fratoianni, deputato lanciatissimo nel nuovo partito di prossimo varo: «La vittoria di Sala alle primarie apre una riflessione a sinistra. Siamo di fronte a un cambio di stagione, alla chiusura definitiva della stagione arancione di Giuliano Pisapia. È un fatto nuovo, si avvii una discussione, una riflessione», ha detto ieri. Gli ha fatto eco Stefano Fassina, candidato sindaco a Roma, dove pure ha le sue gatte da pelare, come l’incombente candidatura dell’ex sindaco Marino, destinata a impattare come un meteorite sulla sua corsa. Per l’ex Pd «La vittoria di Sala è la conseguenza del partito della nazione. Non a caso da mesi sostengo che non era utile la partecipazione alle primarie: avevano un esito abbastanza scontato». Ora si ritireranno dalla coalizione ambrosiana? Il collega Daniele Farina, deputato e storico portavoce del Leoncavallo, scrive su facebook: «Ma non è che vuoi portar via il pallone? Mi chiedono. Nel caso anche le porte. Non bisogna fare gli schizzinosi». La decisione della rottura sembra imminente.
Dall’altra parte però molti vendoliani milanesi vicini a Pisapia frenano. D’accordo con i ’coalizionisti’ della segreteria nazionale come Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della regione Lazio: «Sala non ha stravinto, e quella maggioritaria componente di sinistra che ha votato alle primarie è un patrimonio che ora va difeso». La vittoria di Mister Expo non è un «fatto nuovo, ma un fatto largamente prevedibile e già messo in conto. In Liguria Sergio Cofferati ruppe dopo la sconfitta per un fatto ben preciso: perché aveva denunciato il voto inquinato e il Pd se n’era infischiato». Insomma: se Sel rompesse senza una ragione precisa, avrebbero ragione i dem che già gridano alla sua «la totale inaffidabilità».
Ma il «fatto nuovo» potrebbe prodursi anche fuori dal perimetro della coalizione, dove già Pippo Civati batte un colpo. Il leader di Possibile potrebbe candidarsi a sindaco di Milano e intercettare la sinistra che pure ha partecipato alle primarie ma è indisponibile a votare Sala. Fratoianni evita di commentare l’ipotesi («Si discute di quello che c’è»), ma è evidente che sarebbe la soluzione migliore, l’uovo di colombo di una situazione ormai incastratissima.
Per ultimo ma non ultimo, la corsa ’unitaria’ (per la sinistra-sinistra) di Civati sarebbe anche un buon viatico per il lancio del nuovo partito, che avverrà a Roma in una tre giorni al Palazzo dei Congressi (dal 19 al 21 febbraio). L’iniziativa è a trazione Sel-Sinistra italiana. Ma dentro lo stesso partito non è che tutto vada liscio. Si segnalano i forti malumori di almeno un paio di senatori (il pugliese Dario Stefano e il sardo Luciano Uras, il quale ha chiesto ed ottenuto la significativa possibilità di presentare alle amministrative di Cagliari il ’vecchio’ simbolo di Sel). Anche fra i deputati c’è qualche mal di pancia: sono molti i dettagli importanti ancora da definire. A partire da come sarà scelto il coordinamento provvisorio del nuovo partito, in pratica il gruppo dirigente che guiderà la nuova creatura politica alle amministrative e poi – se tutto va bene – fino al vero e congresso fondativo in autunno, dopo il referendum costituzionale.
La partecipazione di Sel alle primarie del centrosinistra era stata uno dei motivi dell’abbandono da parte di Civati del tavolo della ’cosa rossa’ (nome non gradito ai promotori). Poi c’era stata la rottura con il Prc. Una buona affermazione comune a Milano, come a Roma e Torino, sarebbe l’unico vero buon ’lancio’ del nuovo partito.
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