Ilva, tutti gli stabilimenti in sciopero
Lo sciopero nazionale dei lavoratori degli stabilimenti Ilva in Italia (tranne per quello di Genova) è riuscito. Soltanto a Taranto, dove sono state dichiarate 4 ore di sciopero per il primo e il secondo turno, sono scesi in piazza in oltre 3mila. A Novi Ligure hanno manifestato i 500 operai dello stabilimento, aderendo allo sciopero di 8 ore su tutti i turni, stesso numero di ore per i 160 operai dello stabilimento di Racconigi.
Uno sciopero caduto, non a caso, nel giorno in cui sono scaduti i 30 giorni disponibili per far pervenire, presso lo studio milanese del notaio Carlo Marchetti, le manifestazioni di interesse al bando di cessione totale o parziale degli asset produttivi dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Alla chiusura del termine previsto, sono pervenute quelle del gruppo Marcegaglia, di Cassa Depositi e Prestiti, del gruppo Arvedi, dell’Eusider di Costa Masnaga, di Transteel e Arcelor Mittal: in tutto sono ben 29 le manifestazioni d’interesse arrivate. Oggi i tre commissari straordinari apriranno le buste pervenute nello studio di Milano: poi i gruppi avranno accesso al data room del gruppo Ilva, grazie al quale potranno studiare i bilanci dell’azienda e fare tutte le valutazioni del caso per le eventuali offerte vincolanti. Soltanto in un secondo momento, dal 30 marzo in poi, partirà infatti la trattativa vera e propria: entro il 30 giugno poi, ci sarà l’aggiudicatario del bando; mentre entro i prossimi quattro anni, così come previsto dal bando, sarà completata la cessione degli asset industriali dell’Ilva e delle sue controllate.
Tornando allo sciopero di ieri, a Taranto al termine della manifestazione che ha attraversato il Borgo antico e il centro cittadino, ed alla quale ha partecipato anche Confindustria creando qualche malumore nelle file della Fiom e dell’Usb, si è svolto un incontro in Prefettura al quale ha partecipato anche il governatore Michele Emiliano. Dal capoluogo ionico, centro nevralgico della siderurgia italiana, a Novi Ligure e Racconigi, le richieste dei sindacati al governo sono chiare: garanzia degli attuali livelli occupazionali, realizzazione dei lavori di risanamento previsti dal Piano Ambientale, nessuna vendita al buio della società né ’spezzatini’ tra i vari stabilimenti Ilva presenti in Italia. “La mobilitazione — ha spiegato il segretario nazionale Fiom Rosario Rappa presente ieri a Taranto — è stata indetta dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil per il mantenimento dell’integrità del gruppo e degli attuali livelli occupazionali. E per chiedere al governo di assumere decisioni conseguenti all’aver riconosciuto la siderurgia, di cui l’Ilva è parte fondamentale, come strategica per l’economia del nostro paese”. Alla mobilitazione hanno preso parte anche i lavoratori dell’indotto: negli ultimi mesi sono stati oltre 400 i posti di lavoro persi a causa della chiusura di diverse aziende.
Infine, sempre ieri sono iniziate le arringhe difensive nell’udienza preliminare bis legata all’inchiesta sull’Ilva ’Ambiente svenduto’, tornata indietro dopo che la Corte d’Assise (il 9 dicembre scorso) aveva annullato il decreto che disponeva il giudizio per un errore in un verbale. La procura, nell’udienza dello scorso 5 febbraio, ha già reiterato la richiesta di rinvio a giudizio per i 47 imputati (44 persone fisiche e tre società). Nel processo sono coinvolti ex vertici Ilva, politici, imprenditori e funzionari ministeriali e regionali. Le accuse vanno dall’avvelenamento delle acque o di sostanze alimentari all’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, al getto pericoloso di cose, dall’omissione di cautele sui luoghi di lavoro che avrebbero causato, tra gli altri, due ’morti bianche’, alla concussione, oltre a falsa testimonianza e favoreggiamento.
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