Il mercato e la legge Equilibri a rischio

Il mercato e la legge Equilibri a rischio

Loading

Jacques Lacan diceva che «la religione trionferà su tante cose, psicoanalisi compresa», perché risponde ai grandi dubbi dell’uomo. Una profezia cui qualcuno ha poi aggiunto l’economia, che promette di sciogliere dubbi minori e che, anche grazie a un lessico iniziatico dai toni quasi religiosi (non a caso si evoca la «teologia del Pil»), sa illudere. Ad esempio: chi non ricorda quando ci ripetevano che l’ultraliberismo globale è salvifico, in grado di distribuire ricchezza con il sistema dei vasi comunicanti? La scoperta che può invece impoverirci è giunta con la crisi, portatrice di lacerazioni e nuovi problemi. Tra questi, il meno studiato è quello del rapporto tra diritto ed economia.
È una relazione complessa, che mette la legge del mercato — intesa come scienza e prassi che precede la politica — di fronte alla salvaguardia dei valori della Costituzione e alla tutela degli equilibri sociali su cui si fonda una democrazia. Insomma: poiché la macchina dell’economia (mossa da poteri privati) non ammette d’essere ostacolata e, anzi, pretende che le altre leggi (dalla Carta costituzionale in giù) siano adeguate alla sua logica, questa pressione condiziona e riduce l’operatività della sfera pubblica. Provocando disorientamento e mettendo in forse la stessa autosufficienza del diritto.
I regolatori dei mercati, in questo quadro, spinti dall’emergenza si costruiscono un diritto a parte, ampiamente derogatorio ed espressivo di un sostanziale potere costituente. Ciò che rischia di alterare equilibri delicatissimi.
Campi di forza analizzati da Giancarlo Montedoro, docente alla Luiss e consigliere giuridico del Quirinale, nel denso saggio Il giudice e l’economia (Luiss University Press). Il libro, esplorando la dinamica dei riposizionamenti provocati dalla catena di collassi dell’economia cominciata nel 2008, è un viaggio dentro una transizione irrisolta. E focalizza soprattutto il lavoro del giudice amministrativo, al quale molti cittadini, travolti dalla crisi e magari feriti dalle misure di spending review varate dai governi, chiedono di garantire che lo Stato sociale di diritto non sia disatteso. A costo di pretendere dai tribunali più elasticità, se non una «supplenza creativa», nell’interpretazione delle norme in nome dell’effettività della tutela giurisdizionale.
Fiducia eccessiva e ruolo improprio. Anche se è vero che oggi il giudice, quando sceglie quale significato attribuire alla norma, può applicare un «diritto dell’emergenza». Ma deve farlo con alcuni limiti, derivanti dalla regola costituzionale che vuole che il giudice sia soggetto solo alla legge. Senza espansioni del ruolo, senza far politica, senza aver cura di interessi particolari, senza disattendere l’obbligo di rispettare l’amministrazione che abbia agito legalmente.
A orientarlo c’è la tavola dei valori riassunti nella Costituzione, anche se contemporaneamente deve fare i conti con un pluralismo di giurisdizioni. Ossia con il diritto comunitario, i trattati-costituzione della Ue costruiti con scopi specifici, su cui la cultura finanziaria sta dilatando la propria influenza (basta pensare ai poteri del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, che gode di un’assoluta immunità, anche penale, e i cui uffici sono addirittura inviolabili).
Ecco un altro nodo creato dal mercato che la ricerca comparativa di Montedoro prova a sciogliere. Visto che siamo ormai in un sistema costituzionale «multilivello», qui scatta una drammatica incertezza del diritto: gradi diversi di regole e competenze spesso non consentono di raggiungere conclusioni univoche, fino a incrinare le regole di immutabilità della cosa giudicata. Questa la difficoltà del servizio di un giudice che, d’altra parte, deve quotidianamente affinare la propria formazione e usare anche l’analisi economica per dare le risposte più corrette, sia pur nel recinto fissato dal codice, alla luce del principio comunitario di proporzionalità dell’azione amministrativa (il che implica anche la possibilità di un calcolo costi-benefici).
Quel che manca, in tale scenario in progress , è uno spazio politico sovranazionale in grado di ridurre le tensioni e i potenziali conflitti. E, osserva Montedoro, di assicurare «un certo equilibrio fra democrazia, mercato e diritti umani». Conclusione: se non si rafforza l’Europa come spazio politico all’altezza dei poteri del mercato, è scontato che questi prendano il sopravvento.

Marzio Breda


Related Articles

Murdoch pronto alla guerra negli Usa arruolato un ex ministro di Bush

Loading

Un patto tra New York Times e Guardian per svelare il tabloid-gate.  Team di legali di eccezione per News Corp. Il Wsj parla di “azionisti irrequieti” 

In Francia 1,2 miliardi l’anno di fondi pubblici alla stampa

Loading

Crisi / UN RAPPORTO DEL PARLAMENTO AFFONDA IL SOSTEGNO AI GRANDI GRUPPI

Grecia: La fuga degli immigrati

Loading

Immigrati raccolgono rifiuti ad Atene, maggio 2012   Immigrati raccolgono rifiuti ad Atene, maggio 2012  AFP

La crisi non ha colpito soltanto i greci: migliaia di extracomunitari hanno già  fatto domanda di rimpatrio volontario. Oltre ad aver perso ogni mezzo di sostentamento devono fare i conti con la xenofobia e le aggressioni.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment