by Giuliana Sgrena, il manifesto | 7 Febbraio 2016 9:03
Scene raccapriccianti: decine di migliaia di siriani in fuga da Aleppo dove infuria la guerra sbattono contro la frontiera turca sbarrata per decisione del governo di Ankara. E ora la Turchia vuole costruire un muro – l’ennesimo – nell’unico tratto di frontiera a nord di Aleppo non sotto il controllo dell’Isis.
I 3 miliardi di euro concessi dall’Unione europea alla Turchia per bloccare i profughi non potevano trovare davvero un migliore impiego! L’unico intervento deciso dalla Unione europea per i profughi ha avuto l’esito che si poteva facilmente immaginare.
Il sultano Erdogan, dopo aver foraggiato l’Isis con soldi, armi e combattenti in arrivo dal Golfo e dall’occidente e aver contrabbandato il petrolio estratto nello «stato islamico», per poi aderire alla coalizione anti-Isis ad obtorto collo – non poteva sottrarsi essendo membro della Nato – ma solo per bombardare i kurdi, ora può finire l’opera, riducendo i profughi a topi in trappola, con i soldi dell’Unione europea.
Purché serva a lavarsene le mani l’ipocrisia dell’Europa non ha limiti. Chiude gli occhi di fronte ai drammi più atroci, di cui è stata artefice, per non assumersi le responsabilità. Il fallimento del tentativo di negoziato di Ginevra è anche questo. Ma questi tentativi sono falliti sul nascere perché escludono i protagonisti del teatro di guerra e persino coloro, gli unici, che hanno individuato una strada per combattere il fascismo fanatico dell’Isis, i kurdi.
Si continuano a creare mostri che sfuggono di mano, l’elenco è lungo da Osama bin Laden fino ad al Baghdadi.
È paradossale che l’Europa offra ora sostegno politico e finanziario ad Ankara, dopo aver continuamente rinviato l’entrata della Turchia nella Ue a causa della violazione dei diritti umani, proprio nel momento in cui il regime autoritario di Erdogan mostra il peggio di sé (è il Paese con il maggior numero di giornalisti in carcere, alcuni dei quali rischiano la pena di morte), ha ripreso il massacro dei kurdi e non solo in Turchia, ha ingaggiato un braccio di ferro con la Russia – trovando uno zelante contendente in Putin -, vuole costruire un muro in Siria con il miraggio di occupare una fascia di sicurezza oltre frontiera.
Una scelta scellerata che ricadrà sulle nostre coscienze – se ce ne sono rimaste – perché non tutti i profughi potranno morire di fame e di stenti, non tutti i bambini potranno essere lasciati annegare in mare, il fascismo che serpeggia in Europa e nel MediO Oriente finirà per provocare una ribellione che travolgerà i benpensanti, gli indifferenti e i razzisti.
A quel punto l’Europa, se ancora esisterà, dovrà scegliere da che parte stare, se diventare un luogo di accoglienza e di convivenza di popoli con culture diverse o arroccarsi in un fortino nel deserto (le previsioni climatiche già vanno in questo senso) in attesa dell’arrivo dei tartari. Che arriveranno dopo aver abbattuto tutti i muri. Allora forse chi sopravviverà riproverà quella sensazione vissuta nel 1989 con l’abbattimento del muro di Berlino. Un evento storico irripetibile, che però non ha lasciato traccia.
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