Brexit, lotta nei Tories Johnson sfida Cameron “Dico no all’Europa”

Brexit, lotta nei Tories Johnson sfida Cameron “Dico no all’Europa”

Loading

LONDRA. Il partito conservatore si spacca sull’Europa. È una parte importante quella che si ribella a David Cameron schiarandosi per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue nel referendum annunciato dal premier per il 23 giugno prossimo. Ne fanno parte Michael Gove, ministro della Giustizia, cervello dei Tories e – fino ad ora – uno dei migliori amici di Cameron nel governo; Iain Duncan Smith, ministro del Lavoro ed ex-leader del partito; e ora, soprattutto, anche Boris Johnson, sindaco di Londra e aspirante ad essere, dei conservatori, il nuovo leader dopo Cameron.

Johnson ha annunciato ieri la sua scelta, legata all’eccessiva influenza esercitata dalle istituzioni di Bruxelles sulla sovranità britannica. «C’è troppo attivismo giudiziario – spiega il sindaco di Londra – troppe leggi che arrivano dall’Ue. La mia decisione è stata difficile – aggiunge – e l’ultima cosa che volevo era andare contro Cameron». E a chi già lo accusa di voler scippare la leadership dei Tories, risponde: «Qualunque sia il responso del referendum su Brexit, lui deve rimanere al suo posto».

Comunque, mezza dozzina di membri dell’esecutivo su ventuno, poco meno di un terzo dunque, probabilmente un terzo (un centinaio) dei deputati, rifiutano l’accordo con l’Ue presentato dal premier come un successo. «Abbandonare l’Europa – ha ripetuto ieri Cameron – ci toglierebbe influenza a livello internazionale ». Ma l’ala più euroscettica dei Tories ha detto di no a qualsiasi intesa con Bruxelles. E la presenza di Gove, e ancora di più del sindaco Johnson fra i ribelli, è un campanello d’allarme preoccupante per Cameron. Oltre a Gove, nel governo altri pezzi importanti hanno scelto Brexit: il ministro della Cultura John Whittingdale, Theresa Villier, rsponsabile del dicastero per l’Ir-landa del Nord, Priti Patel (Occupazione) e il presidente della Camera Chris Grayling.

Un sondaggio sul Mail sembra però tranquillizzare Cameron: il 48 per cento degli interpellati voterebbero sì alla Ue, il 33 per il Brexit, mentre il 19 si dice indeciso. Ma i rilevamenti dei giorni precedenti fatti da altri media avevano dato indicazioni diverse. E deve ancora pesare, sull’opinione pubblica, l’effetto del no all’Europa pronunciato da Johnson, sicuramente il più pesante perché viene dal personaggio più carismatico del partito.



Related Articles

Grecia L’Ue è peggio di Margaret Thatcher

Loading

Olli Rehn a Bruxelles, novembre 2011 Olli Rehn a Bruxelles, novembre 2011 AFP

La situazione nel paese sta degenerando in una vera emergenza umanitaria. Di fronte a tutto ciò le elite di Bruxelles, con in testa il commissario all’economia Olli Rehn, mostrano solo indifferenza e ostinazione.

Arriva il “bancomat della verità ” per scoprire i clienti bugiardi

Loading

Stress vocale, reazioni nervose: il sensore rivela se le risposte sono false oppure no. La Sberbank russa lancia uno sportello automatico per accendere mutui o aprire conti

Ttip, la «Nato economica»

Loading

L’ambasciatore Usa presso la Ue, Anthony Gardner, insiste che «vi sono essenziali ragioni geostrategiche per concludere l’accordo» TTIP

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment