by ROSARIA AMATO, la Repubblica | 15 Febbraio 2016 9:58
Esplode la polemica sulla revisione delle pensioni di reversibilità, prevista dal ddl di contrasto alla povertà. A lanciare l’allarme lo Spi-Cgil, spiegando che considerare le pensioni di reversibilità come una prestazione assistenziale e pertanto ancorarle all’Isee possa limitarne fortemente il numero in futuro, permettendone l’erogazione solo a chi abbia un reddito molto basso. Al momento la pensione di reversibilità ha dei limiti, dovuti però soprattutto al numero dei familiari e al suo ammontare: è pari al 60% della pensione del familiare deceduto se va solo al coniuge, all’80% se c’è anche un figlio e al 100% se ci sono due o più figli. Inoltre la pensione è tagliata del 25% se è superiore a 1.500 euro mensili (tre volte la pensione minima), del 40% se supera 2000 euro (4 volte), e del 50% se supera i 2.500. Ma con il ddl approvato dal Consiglio dei ministri alla fine di gennaio cambia tutto: infatti si prevede una «razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale, nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi». Dunque a giustificare l’erogazione delle pensioni di reversibilità non saranno più i contributi versati durante tutta la vita lavorativa da parte del lavoratore che avrebbe avuto diritto all’assegno se non fosse morto prematuramente, ma lo stato di bisogno dei familiari. Due settimane fa tuttavia nel commentare il provvedimento Stefano Sacchi, commissario straordinario Isfol ed ex consulente del ministero del Lavoro, ha affermato che «non si terrà conto della componente patrimoniale dell’Isee», ma solo di quella reddituale. Mentre nel pomeriggio di ieri fonti di Palazzo Chigi hanno ribadito che le nuove norme si applicano solo alle pensioni future, non a quelle in essere.
Circostanza già nota, ma che non ha evitato le forti critiche al provvedimento, che non arrivano solo dall’opposizione ma anche da componenti della maggioranza. «Il governo pensa di tagliare le pensioni di reversibilità? Un governo che fa cassa sui morti mi fa schifo», scrive su Twitter il segretario della Lega Matteo Salvini, aggiungendo che in questo modo vengono «fregate migliaia di persone, soprattuttodonne rimaste vedove. Rubando contributi effettivamente versati, per anni». Una posizione non troppo lontana da quella espressa, in modo più pacato, dal presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano (Pd), che rileva come «la previdenza non può essere considerata la mucca da mungere in ogni stagione per risanare i conti dello Stato», e che chiede di mettere subito nell’agenda del governo il tema delle pensioni, ricordando che Cgil, Cisl e Uil hanno recentemente chiesto di essere convocati. Anche Paola Binetti, deputata di Area popolare, chiede chiarimenti: «Ci piacerebbe proprio sapere cosa c’è di vero in un annuncio che minaccia di destabilizzare la già fragile economia delle famiglie italiane». Palazzo Chigi cerca di arginare il diluvio di critiche: «Se ci saranno interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e e duplicazioni, non per far cassa in una guerra tra poveri. La delega del governo dà non toglie».
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