Tra i giovani riformatori che hanno punito i falchi Rouhani festeggia il voto “L’Iran si apre al futuro”
TEHERAN GLI iraniani hanno dimostrato di aver fiducia nel futuro», dice il presidente Rouhani alla conferenza stampa con il collega svizzero Schneider-Ammann in visita a Teheran. «Le elezioni sono il fondamento della democrazia e la democrazia è necessaria per portare l’Iran più vicino al resto del mondo». Lo spoglio dei voti è ancora in corso.
MA LE speranze dei riformatori si sono avverate. E il primo vincitore è il presidente. Le elezioni, le prime dopo l’accordo sul nucleare sul quale il presidente si è concentrato per i primi due anni del suo mandato, hanno premiato i suoi sforzi. Gli iraniani hanno creduto in lui, nonostante non si faccia ancora sentire quel miglioramento economico e quel po’di benessere in più che ci si aspettava dalla fine delle sanzioni.
Rouhani e prima ancora il suo mentore, l’ex presidente Rafsanjani, hanno conquistato i primi due posti tra gli 88 ayatollah eletti all’Assemblea degli Esperti. Li seguono altri sei ayatollah moderati. Solo dopo il decimo posto si piazzano gli ayatollah più tradizionalisti e antioccidentali, come Ahmad Janati, capo del Consiglio dei Guardiani e Mezbah Yazdi, grande suggeritore di Ahmadinejad. Siccome sarà probabilmente questa Assemblea degli Esperti, che resta in carica otto anni, a nominare quando verrà il giorno il successore di Khamenei — il quasi ottantenne Leader Supremo — il buon piazzamento dei moderati non è di poco conto. E anche se si prevede sulla base dei risultati parziali che nel futuro Parlamento le tre fazioni saranno alla fine più o meno equivalenti, i moderati e i riformatori avranno più seggi di quanto non ne abbiano avuti dal 2004. Rouhani avrà così il sostegno parlamentare necessario per fare le riforme economiche e quelle aperture interne promesse ma mai realizzate (la più cospicua è la liberazione di Mousavi e Karroubi, i due candidati moderati alle elezioni del 2009, tuttora agli arresti domiciliari). E potrà contare su una rielezione alle elezioni presidenziali dell’anno prossimo.
Sono tutti per Rouhani i giovani che studiano sui loro computer o prendono il sole chiacchierando seduti ai tavolini di un caffè del Bagh-e ferdoz (significa il giardino della bella Ferdoz ma anche del paradiso) consumando un espresso o tisane che vanno molto di moda. Il museo del cinema, che si trova nella villa qajar al centro del giardino (era qui cheMakhmalbaf girò uno dei suoi più bei film, Salam cinema) è pieno di visitatori. Il museo è rimasto diverso tempo chiuso sotto la presidenza di Ahmadinejad. Viene spontaneo chiedersi che differenza c’è tra questi giovani e i loro coetanei occidentali. Perché se si toglie il foulard appoggiato sulla testa delle ragazze non ce n’è assolutamente nessuna. Le stesse magliette, gli stessi leggings, gli stessi pensieri. Questi giovani sono andati ieri a votare, ti raccontano, e tutti hanno votato la “Lista della speranza” (cosi si chiamava la lista di “30 più 16 riformatori e sostenitori del presidente”). Secondo i risultati di circa due milioni di voti su 3,3 milioni, i riformatori si sono aggiudicati 29 seggi su 30 a Teheran. Solo uno è andato a un conservatore, Haddad Adel, genero della Guida Suprema Khamenei, che inutilmente aveva sperato di diventare il presidente del Parlamento.
Teheran elegge 30 deputati per il Parlamento e 16 per l’Assemblea degli Esperti e anche se l’affluenza alle urne è stata inferiore alle speranze dei riformatori il voto della capitale conta anche perché qui corre tutta la nomenclatura. Per quale politico hanno simpatia questi giovani? Le risposte sono dei sorrisi imbarazzati. In realtà in questa campagna elettorale (durata peraltro sette giorni) non sono mai andati a sentire un comizio. Ma hanno postato sui loro siti il video che l’ex presidente Khatami ha mandato su Telegram, l’app più diffuso in Iran (20 milioni di utenti). Tra i politici non hanno figure di riferimento, fatta eccezione forse per Khatami, che considerano più un filosofo che un politico, più interessato ai princìpi della morale che alle astuzie della politica.
Sono contenti dei risultati? Ovviamente, mi rispondono, è un passo in avanti e dopo l’accordo nucleare e la ripresa dei rapporti con l’Occidente gli iraniani potranno sentirsi di nuovo rispettati nel mondo. Quanto alla loro vita personale, però, non cambierà molto. Loro fanno già la vita che vogliono. Per il momento, ancora un po’ sotto la superficie, certo, dicono, ma in Iran via via quello che è sotto la superficie affiora: prima si suonava non solo il rock ma perfino Beethoven nelle cantine, oggi si va ai concerti, e così è per tutto: cinema, teatro, libri. Si vede e si legge di tutto a Teheran, e quello che era proibito piano piano diventa permesso. Non c’è bisogno di andare sulle barricate.
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