Scontro Ue – Austria sulle quote rifugiati Renzi: stop ai fondi

by ALBERTO D’ARGENIO, la Repubblica | 19 Febbraio 2016 8:47

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BRUXELLES È scontro aperto tra Unione europea e Austria sulla decisione di Vienna di far entrare sul proprio territorio un massimo di ottanta richiedenti asilo al giorno. Ieri mattina il presidente della Commissione, Juncker, ha criticato la linea del Cancelliere Faymann e nel pomeriggio il commissario per la Migrazione, Avramopoulos, in una lettera al governo austriaco ha bocciato l’iniziativa definendo il tetto agli ingressi «chiaramente incompatibile » con il diritto comunitario: «L’Austria ha l’obbligo legale di accettare tutte le domande di asilo ». Ma Faymann ha risposto affermando che «la nostra decisione non cambia». E ha sfidato la Commissione: «Ai pareri legali risponderanno i nostri giuristi». Pochi minuti dopo si è aperto il Consiglio europeo. A cena i leader, in una pausa nel negoziato sul Brexit, hanno parlato di migranti. L’Unione però è bloccata dai veti dei governi dell’Est Europa e da quelli restii ad abbracciare un sistema permanente di ripartizione dei rifugiati perché assediati dai populisti, come quello francese. Così l’Austria andrà avanti con le quote e la costruzione di una barriera al Brennero. Renzi arrivando al summit ha riconosciuto che «la posizione dell’Austria è comprensibilmente molto difficile, ma non possiamo immaginare di chiudere il Brennero, uno dei grandi elementi di unione in Europa». Il premier ha rilanciato la richiesta di trovare una soluzione europea. L’Italia – come Austria, Germania e Svezia vuole superare le regole di Dublino (per Renzi hanno «fallito») che scaricano sul Paese di primo ingresso la gestione dei richiedenti asilo. Ma a causa delle divergenze tra governi Juncker da dicembre tiene nel cassetto la proposta di realizzare un sistema di ripartizione dei migranti permanente ed efficace (la riallocazione emergenziale di 160mila è al palo). Ieri ha saggiato il clima per capire quanto potrà spingersi in là con il testo che finalmente proporrà a marzo.

Clima non buono: Renzi ha minacciato di tagliare i fondi Ue ai paesi dell’Est contrari a prendere i rifugiati: «La solidarietà non può essere solo nel prendere, ora inizia la fase della programmazione dei fondi 2020, o siete solidali nel dare e nel prendere oppure smettiamo di essere solidali noi paesi contributori. E poi vediamo ». Un intervento apprezzato da molti leader dei paesi pre-allargamento. Il tempo stringe, se a maggio la Grecia non avrà ripreso controllo delle sue frontiere (ma per Bruxelles ha fatto “progressi spettacolari”) e non ci sarà una gestione Ue dei flussi ci sarà il rischio di una mini Schengen tra i paesi del centro e del Nord che isolerebbe Grecia e Italia. Ipotesi che Alfano ha definito «la fine dell’Europa». Il ministro ha quindi confermato il piano per aumentare la capacità di accoglienza nel caso gli sbarchi dovessero aumentare: «Ci stiamo preparando ad ogni scenario». Il Viminale ha spiegato che solo nel 2016 potrebbero essere reperiti 30mila posti in più rispetto ai 120mila attuali. Ma gli amministratori locali sono in rivolta, Fassino e Bonaccini in una lettera sottolineano che «un nuovo Piano che comporta un ampliamento così significativo degli arrivi non può essere adottato senza un pieno coinvolgimento di Regioni e Comuni». Il presidente dell’Anci e della Conferenza delle regioni chiedono una «cabina di regia» con il governo.

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