Scuole e ospedali bombardati in Siria Uccisi donne e bambini

Scuole e ospedali bombardati in Siria Uccisi donne e bambini

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Un inferno di fuoco piovuto dal cielo ha spazzato via nella manciata di poche ore cinque ospedali e due scuole, seminando la morte fra medici, volontari, pazienti, donne incinte e bambini. Cinquanta vite razziate da uno sciame di bombe che nessuno adesso rivendica come proprie, in un balletto di accuse fra Damasco, Mosca e Ankara. È la guerra totale dove non ci sono civili, case, fabbriche, ospedali, scuole, acquedotti, ma solo terra da conquistare o difendere. Della tregua di Monaco fra le alture tra Aleppo e il confine turco, su quelle di Idlib, non è mai giunta eco. I soldati di Bashar el Assad, sostenuti dal cielo dai caccia con la Stella Rossa e a terra da Hezbollah libanesi e volontari iraniani, riconquistano terreno. L’offensiva ha lo scopo di riprendere il controllo di quel settore della frontiera con la Turchia, dove i rifornimenti di armi ai gruppi jihadisti fanno il percorso inverso delle centinaia di migliaia di profughi in fuga, che si accalcano nel fango sulla frontiera sperando di essere ammessi nei campi profughi che vedono appena oltre i reticolati. C’è un’umanità che possiede soltanto quel che ha in borsa o in tasca, che da giorni si aggrappa e risale quelle colline per sfuggire a questa escalation militare che nessuno appare in grado di fermare.

Uno degli ospedali centrati dai raid aerei è sostenuto da Medici senza Frontiere e si trova nella provincia di Idlib, un altro è un ospedale pediatrico ad Azaz, nella provincia di Aleppo, vicino al confine turco. Almeno 15 sono le persone che, secondo Msf mancano all’appello a Maarat al-Numan dove in migliaia sono adesso senza assistenza sanitaria in una zona dove sono in corso violenti combattimenti. Msf non esclude la possibilità di «un attacco deliberato». L’ospedale di Idlib è stato colpito quattro volte in due raid a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Pesante anche il bilancio ad Azaz, almeno 10 civili uccisi, tra cui due donne, una incinta, e tre bambini. Qui sono state colpite anche due scuole usate per ospitare sfollati. Alle porte di questa città, l’ultima prima della frontiera turca, ancora in mano ai ribelli, si combatte da giorni. Non è chiaro chi abbia condotto i raid. Msf non ha indicato responsabili, ma l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha parlato di raid «verosimilmente russi ». Il premier turco Ahmet Davutoglu ha sostenuto che l’ospedale pediatrico è stato colpito da un missile balistico russo e il ministro degli Esteri turco ha parlato di «crimine di guerra»; ma la zona è martellata da sabato anche dalle forze turche perché Ankara non vuole permettere che le milizie curde della Siria, Ypg, si rafforzino nella zona nordorientale del Paese, ora dominata dall’Is.

Il segretario dell’Onu Ban Ki-moon si è detto preoccupato, la Francia ha parlato di «crimini di guerra», mentre l’Ue ha rivolto un appello a lavorare per il cessate- il-fuoco. «Lo abbiamo concordato solo pochi giorni fa», ha detto Federica Mogherini, ma scatterà — forse — solo il prossimo weekend.



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