Prescrizione, boom di processi ko così si “cancellano” 132 mila reati

Prescrizione, boom di processi ko così si “cancellano” 132 mila reati

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 DECEDUTI per prescrizione. Ben 132.296 processi nel 2014 negli uffici giudiziari italiani. Con un record nel record, visto che, rispetto al totale, 81.879 cadono prima ancora di arrivare al dibattimento.
COME si dice tecnicamente, non superano la fase delle indagini preliminari. A leggerle in percentuale le cifre fanno colpo: nell’ultimo decennio sono finiti al macero il 9,2% dei processi.
Ecco gli ultimi dati sulla prescrizione, in possesso di Repubblica, elaborati negli uffici del ministero della Giustizia. Il dossier si apre con il classico prospetto sull’andamento degli ultimi dieci anni, dal 2005, quando a dicembre, dal governo Berlusconi, fu approvata la legge ex Cirielli sulla prescrizione breve, alla fine del 2014. Il dato complessivo, «il totale dell’ultimo decennio», parla di 1.468.220 prescrizioni. Si parte con le 189.588 del 2005, per calare progressivamente alle 113.671 del 2012. Ma dal 2013 il trend cresce, 123.249 nel 2013, e siamo alle 132.296 di due anni fa.
Dati disaggregati città per città su cui è inevitabile riflettere politicamente, visto che al Senato è in attesa da molti mesi una legge che cambia il sistema della prescrizione, legge già approvata alla Camera con un forte attrito all’interno della maggioranza tra Pd e Ncd, all’origine della frenata successiva che ha fatto arenare il ddl a palazzo Madama. Ma proprio i nuovi dati di via Arenula costringeranno il governo a fare una riflessione perché dimostrano, come vedremo, che due terzi dei processi soccombono subito, senza arrivare neppure al dibattimento, per cui si impone un interrogativo: ha senso allungare la prescrizione di tre anni, due in fase di Appello e uno in Cassazione, se tanto i processi si prescrivono prima?
Ma guardiamo i dati. A partire da che cos’è la prescrizione, bestia nera dello scontro politico, visto che la destra vuole tenerla breve e la sinistra vorrebbe allungarla. Tecnicamente, la prescrizione è il tempo, stabilito per legge, concesso allo Stato per perseguire un reato ed esercitare l’azione penale. Se quel tempo si esaurisce non è più possibile indagare. I dati complessivi del 2014 confermano un trend simile a quello degli anni precedenti: il dato shock degli oltre 80mila fascicoli che si chiudono nella fase delle indagini preliminari, poi i 23.740 che non riescono a superare il giudizio di primo grado. Altri 24.304 “morti” durante il processo di appello. In Cassazione, dove la gestione delle prescrizioni è praticamente matematica, si chiudono solo 930 casi.
Ma è il lungo elenco delle prescrizioni maturate tribunale per tribunale che svela quella che l’ex vice ministro della Giustizia Enrico Costa, fresco di nomina al dicastero degli Affari regionali e con delega alla Famiglia, definisce «una giustizia a macchia di leopardo». L’incidenza tra processi definiti e processi prescritti mette al primo posto Torino, con il 34,3 per cento. All’ultimo Bolzano con lo 0,4 per cento. Tra i poli opposti ecco Milano attestata l’11,1%, Bari con il 9,2%, Napoli ferma all’8,8%, Palermo al 6,3%, Catania al 5%, Firenze e Roma affiancate con 4%, Caltanissetta è al 3%, Gela al 2,1%, Napoli Nord all’1,7%, Aosta all’1,4%, l’Aquila all’1,3 per cento. Solo cinque città sono sotto lo “zero virgola”.
Oggi Costa, all’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Unione delle Camere penali che si tiene a Verona, invierà una lettera proprio per denunciare l’alto tasso di prescrizioni. Un pallino il suo, che non contrasta con il suo passato forzista, perché la sua tesi è che la prescrizione non dipende dal fatto che sia lunga o corta, ma dall’organizzazione degli uffici. Dice Costa: «A livello nazionale la percentuale delle prescrizioni è pari all’8,6% rispetto al totale dei procedimenti definiti. Ma analizzando i dati tribunale per tribunale emergono performance, in positivo e in negativo, molto diverse tra loro, frutto di scelte organizzative non coincidenti».
La sua tesi, di conseguenza, è che «non è risolutivo un mero allungamento dei termini di prescrizione, ma occorre intervenire sulla gestione degli uffici e sulla selezione nei ruoli dirigenziali di vere e proprie figure manageriali». Ne consegue che Costa, e con lui tutti gli alfaniani che esprimono da due settimane anche il presidente della commissione Giustizia del Senato – l’avvocato reggino Nico D’Ascola – dove “giace” la legge sulla prescrizione , vogliono fermare l’ipotesi del Guardasigilli Andrea Orlando, tre anni in più per ogni tipo di reato.
La querelle è politica. Ovviamente coinvolge anche il Csm chiamato a decidere i capi degli uffici, alle prese proprio in questi giorni con la scelta del procuratore di Milano e con ben cinque procuratori aggiunti di Roma. Buoni manager e organizzatori oppure toghe famose come Francesco Greco a Milano, Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli a Roma? I conti si faranno adesso sulle statistiche. L’Italia “leopardata” in cui si mescolano Nord e Sud: la nordica Venezia ha il 23,7% di prescrizioni, Nocera Inferiore il 22,7. All’opposto, tra i migliori, ecco Verbania con l’1,7% seguita a ruota da Cosenza con l’1,6. Su queste tabelle si gioca la partita del dopo Cirielli.
Il dossier di Via Arenula descrive gli effetti della “ex Cirielli” varata nel 2005 dal centrodestra In dieci anni i fascicoli archiviati senza sentenza sono stati quasi un milione e mezzo


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