Dalla Legione al corteo anti-immigrati

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Arrestato generale, la destra lo difende. Sabato 6 febbraio, il movimento xenofobo Pegida ha indetto manifestazioni in diverse città d’Europa. Scontri e fermi a Calais
PARIGI Dopo 50 ore agli arresti, ieri mattina Christian Piquemal si è sentito male. Reduce dell’Algeria, degli interventi militari in Ciad, Nuova Caledonia e Bosnia e di missioni più segrete da capo della Legione straniera, il 75enne generale quattro stelle non ha retto all’onta di essere fermato dai gendarmi e posto sotto custodia cautelare, sabato pomeriggio, durante la manifestazione proibita a Calais.
Gli agenti lo hanno accompagnato in ospedale, i medici hanno detto che era troppo affaticato per comparire davanti al giudice e la sua udienza prevista per ieri pomeriggio è stata rinviata al 12 maggio. A Piquemal, dopo la visita, è stato concesso di tornare la casa a riprendersi.
Il malore del generale ha provocato lo sdegno della destra — non solo estrema — francese, e il governo è sotto accusa: secondo gli autoproclamati difensori della patria in pericolo, Hollande permette che i militanti di sinistra imbrattino la statua del generale De Gaulle (ma due settimane fa sempre a Calais ci furono 35 fermi, ndr ), e poi fa arrestare un eroe pluridecorato perché ha manifestato e evocato l’invasione dei migranti che minacciano «la Francia faro di civiltà», interpretando i sentimenti di molti francesi, in particolare quelli vicini al Front National.
La sezione francese del movimento xenofobo Pegida aveva indetto una manifestazione sabato scorso a Calais, dove nella bidonville nota come «giungla» vivono circa cinquemila persone — tra migranti economici e rifugiati dalle guerre — che sperano di riuscire ad attraversare la Manica e raggiungere Londra.
Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve aveva vietato la manifestazione, ma gli organizzatori hanno chiesto ai militanti di andare comunque a Calais. Lo hanno fatto decine di skinhead, e anche i simpatizzanti dell’associazione «Citoyens-Patriotes» della quale Piquemal è presidente.
Pochi istanti prima di essere arrestato, Piquemal ha parlato alla telecamera del sito vicino all’estrema destra Boulevard Voltaire, definendo «scandalosa» la proibizione della manifestazione. «E poi quando vedo i gendarmi che restano a riposo quando risuona la Marsigliese invece di mettersi sull’attenti e cantare con noi — ha aggiunto il generale —, mi dico che il Paese sta morendo. Ma risorgeremo, questo è solo l’inizio, la Francia sta per risollevarsi, succederà qualcosa nei prossimi mesi, è sicuro».
Gli esponenti del Front National, che pure si erano ben guardati dal partecipare alla manifestazione, hanno dato tutti la loro adesione al generale: Marine e Marion Le Pen per prime. Da anni Marine Le Pen cerca di distanziarsi dagli ambienti dell’estrema destra, ma Christian Piquemal è diventato in poche ore il volto meno imbarazzante della rivolta anti-immigrati: alla fine degli anni Ottanta è stato lo stimato consigliere militare di tre premier socialisti, Michel Rocard, Édith Cresson e Pierre Bérégovoy, dimostrando di essere un uomo leale allo Stato.
L’arresto e il malore di Piquemal possono diventare un fastidio per il governo, che nella lotta contro il terrorismo islamico sta affidandosi molto ai militari: all’esterno, con i raid sull’Isis in Siria e Iraq e con la missione in Mali; e all’interno, con lo stato di emergenza e i diecimila soldati dispiegati sul territorio nazionale per evitare altri attentati.
Da mesi i gendarmi e i poliziotti di stanza a Calais protestano per i turni di lavoro massacranti, e i sindacati delle forze dell’ordine sottolineano lo sforzo senza precedenti al quale sono sottoposti in tutta la Francia.
Il ruolo di agenti e soldati è centrale, in questa fase, e alcuni segnali indicano che molti si stanno spostando verso l’estrema destra. Secondo un sondaggio del Cevipof, il centro di ricerche politiche di Sciences Po a Parigi, nel 2012 le intenzioni di voto per il Front National tra poliziotti e militari si fermavano al 30 per cento, mentre a fine 2015 sono arrivate al 51,5 per cento.
Il generale Piquemal sa che, quando invoca la «Francia eterna», non sono solo pochi skinhead ad ascoltarlo.

Stefano Montefiori


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