Italia – Egitto, scambi per 5 miliardi
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La scoperta dell’Eni nelle acque egiziane del maxi giacimento di gas Zohr, il più grande mai rinvenuto nel Mar Mediterraneo, è forse il caso più emblematico di quella relazione storica forte tra l’Italia e l’Egitto — il Cane a sei zampe è entrato nel Paese nel 1954 —, che si traduce in una presenza consolidata delle nostre imprese. Sono oltre cento quelle che operano nel Paese in diversi settori, dagli idrocarburi al tessile, dalle costruzioni all’energia, passando dalla meccanica e dal settore bancario. E i big ci sono tutti: Pirelli, Saipem, Edison, Ansaldo Energia, Breda, Italcementi, Cementir, Danieli, Trevi, Tecnimont, Iveco, Technit, Carlo Gavazzi. L’interscambio commerciale, secondo i dati Istat, supera i 5 miliardi di euro ed è in aumento del 9,9% (2014 sul 2013), con un export in crescita ad oltre 2 miliardi.
Dopo le elezioni del maggio 2014, che hanno portato alla presidenza il generale Al Sisi, i rapporti con l’Italia si sono intensificati e le missioni governative sono state continue, con l’obiettivo di stringere nuovi accordi commerciali. L’Italia, secondo l’Ice, è il secondo mercato di sbocco in Europa dopo la Germania. La notizia dell’uccisione dello studente italiano Giulio Regeni è arrivata mentre al Cairo il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, era in missione con una delegazione di 60 aziende e i rappresentanti di Sace, Simest e Confindustria. «Un momento difficile», ricorda Marcello Sala, presidente del Business Council italo-egiziano e vicepresidente esecutivo del consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, che faceva parte della delegazione. Sala conosce bene l’Egitto, ha cominciato a frequentarlo nel 2006 quando Intesa Sanpaolo è entrata nel Paese con Alexbank, che ora conta 200 sportelli con personale che parla italiano, una rete di sostegno per le nostre imprese, soprattutto quelle di medie dimensioni, che vogliono sbarcare in Egitto. «Il legame non si limita allo scambio di import ed export — spiega Sala —. Ci sono molte storie di travaso di know how , come il progetto “Cotton for life” presentato in luglio all’Expo, che ha come protagonista la Filmar». La società bresciana sta promuovendo un progetto per lo sviluppo sostenibile focalizzato sulla coltura e la valorizzazione del cotone egiziano che è di alta qualità. «Nel Paese opera anche lo storico cotonificio Alpini di Bergamo. Le nostre imprese godono del supporto di preparazione professionale dell’Istituto salesiano Don Bosco (che ha due sedi, una al Cairo e una ad Alessandria d’Egitto, ndr ), che quest’anno ha anche avviato un progetto per un corso di ingegneria con il Politecnico di Torino».
Il governo egiziano sta incoraggiando gli investimenti esteri nel Paese. Alla Conferenza per lo sviluppo economico dell’Egitto di Sharm el Sheik dello scorso marzo, a cui avevano partecipato oltre 1.800 delegati da 70 Paesi, il governo aveva illustrato un piano ambizioso che prevede investimenti per circa 80-90 miliardi su settori strategici: energia, edilizia residenziale, trasporti, grandi opere infrastrutturali e logistica. Settori in cui il Made in Italy è forte. Ma tra le opportunità offerte dal Paese ci sono anche le telecomunicazioni, uno dei settori in maggiore crescita. Mentre il turismo, che era in forte espansione, sta subendo una forte contrazione a causa del rischio elevato di attentati terroristici. «L’impatto è stato pesantissimo — spiega Sala —. Ma mentre l’economia tunisina si basa prevalentemente sul turismo, quella dell’Egitto è diversificata. Ha una struttura molto sviluppata di piccole e medie imprese e la manifattura ha un ruolo importante, così come le telecomunicazioni». L’Italia esporta soprattutto prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio, macchinari meccanici ed elettrici, prodotti chimici e materie plastiche, mentre importiamo petrolio greggio, metalli, filati tessili, minerali e prodotti chimici. L’ultima missione del Mise ha contribuito alla finalizzazione dell’accordo per l’ammodernamento e l’espansione della raffineria di Midor, vicino ad Alessandria d’Egitto, progetto affidato a Technip Italy: un investimento da 1,4 miliardi di dollari.
Francesca Basso
Dopo le elezioni del maggio 2014, che hanno portato alla presidenza il generale Al Sisi, i rapporti con l’Italia si sono intensificati e le missioni governative sono state continue, con l’obiettivo di stringere nuovi accordi commerciali. L’Italia, secondo l’Ice, è il secondo mercato di sbocco in Europa dopo la Germania. La notizia dell’uccisione dello studente italiano Giulio Regeni è arrivata mentre al Cairo il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, era in missione con una delegazione di 60 aziende e i rappresentanti di Sace, Simest e Confindustria. «Un momento difficile», ricorda Marcello Sala, presidente del Business Council italo-egiziano e vicepresidente esecutivo del consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, che faceva parte della delegazione. Sala conosce bene l’Egitto, ha cominciato a frequentarlo nel 2006 quando Intesa Sanpaolo è entrata nel Paese con Alexbank, che ora conta 200 sportelli con personale che parla italiano, una rete di sostegno per le nostre imprese, soprattutto quelle di medie dimensioni, che vogliono sbarcare in Egitto. «Il legame non si limita allo scambio di import ed export — spiega Sala —. Ci sono molte storie di travaso di know how , come il progetto “Cotton for life” presentato in luglio all’Expo, che ha come protagonista la Filmar». La società bresciana sta promuovendo un progetto per lo sviluppo sostenibile focalizzato sulla coltura e la valorizzazione del cotone egiziano che è di alta qualità. «Nel Paese opera anche lo storico cotonificio Alpini di Bergamo. Le nostre imprese godono del supporto di preparazione professionale dell’Istituto salesiano Don Bosco (che ha due sedi, una al Cairo e una ad Alessandria d’Egitto, ndr ), che quest’anno ha anche avviato un progetto per un corso di ingegneria con il Politecnico di Torino».
Il governo egiziano sta incoraggiando gli investimenti esteri nel Paese. Alla Conferenza per lo sviluppo economico dell’Egitto di Sharm el Sheik dello scorso marzo, a cui avevano partecipato oltre 1.800 delegati da 70 Paesi, il governo aveva illustrato un piano ambizioso che prevede investimenti per circa 80-90 miliardi su settori strategici: energia, edilizia residenziale, trasporti, grandi opere infrastrutturali e logistica. Settori in cui il Made in Italy è forte. Ma tra le opportunità offerte dal Paese ci sono anche le telecomunicazioni, uno dei settori in maggiore crescita. Mentre il turismo, che era in forte espansione, sta subendo una forte contrazione a causa del rischio elevato di attentati terroristici. «L’impatto è stato pesantissimo — spiega Sala —. Ma mentre l’economia tunisina si basa prevalentemente sul turismo, quella dell’Egitto è diversificata. Ha una struttura molto sviluppata di piccole e medie imprese e la manifattura ha un ruolo importante, così come le telecomunicazioni». L’Italia esporta soprattutto prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio, macchinari meccanici ed elettrici, prodotti chimici e materie plastiche, mentre importiamo petrolio greggio, metalli, filati tessili, minerali e prodotti chimici. L’ultima missione del Mise ha contribuito alla finalizzazione dell’accordo per l’ammodernamento e l’espansione della raffineria di Midor, vicino ad Alessandria d’Egitto, progetto affidato a Technip Italy: un investimento da 1,4 miliardi di dollari.
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