La sede del Pd con 170 mila euro di debiti Quella dell’ex Msi ha il canone del 1947
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ROMA Che il Campidoglio non sia un bravo «padrone di casa» ormai è un dato acclarato. Ma una cosa, almeno, la si può dire: le sue «omissioni», sconti o favori, abbracciano sia centrodestra che centrosinistra.
Da una parte c’è la storica sezione del fu Msi di Colle Oppio, una delle «culle» della destra romana, a ridosso del Colosseo. La sede esiste dal 1947 e anche i canoni di locazione sono rimasti a 70 anni fa: 154,92 euro. Ma non al mese, bensì all’anno. Oggi, quella sezione, è frequentata dai giovani vicini a Fratelli d’Italia e lì hanno mosso i primi passi alcuni esponenti del partito di Giorgia Meloni, come il deputato (e capogruppo) Fabio Rampelli.
Sull’altro versante dello schieramento, però, le cose non cambiano di molto. La più «rossa», e famosa, sezione del Pci, poi Pds, poi Ds e infine Pd, è quella di via dei Giubbonari, alle spalle di Campo de’ Fiori, una piccola Stalingrado nel centro di Roma, dove si è iscritto — tra i mille che sono passati, da Achille Occhetto a Sandro Curzi — anche l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e dove una volta comparve a sorpresa persino Silvio Berlusconi. La sede del Pd è, anche questa, in un immobile di proprietà del Comune e qui — almeno qui — il problema non è il canone d’affitto stracciato: per stare lì, infatti, i dem dovrebbero pagare (dati ufficiali alla mano) 14.910,48 euro l’anno. Tutto bene, se non ci fosse un conto arretrato da far spavento: il Pd, infatti, è da tempo «moroso» e deve al Campidoglio la bellezza di 170 mila euro. Nel 1946 l’affitto era simbolico, di sole 320 lire mensili, poi rivalutate a 12 mila lire nel 1986. Con l’avvento della giunta di centrodestra guidata da Gianni Alemanno, il canone «schizzò» a 1.200 euro mensili, il prezzo attuale. Solo che, a quel punto, furono gli stessi «compagni» della sezione a riabbassarsi (in piena autonomia) l’affitto a 102 euro al mese.
Un pasticcio, proseguito sotto la giunta Marino, che decise di «stralciare» il palazzo di via dei Giubbonari dall’operazione di vendita del patrimonio immobiliare. Così, di lite in lite, un contenzioso dopo l’altro, polemica su polemica, si arriva ai giorni nostri.
L’amministrazione Tronca, vista la pesante morosità arretrata, invia la lettera di sfratto esecutivo: la missiva arriva il 24 dicembre, come un bel regalo di Natale. E questo nonostante il commissario del Pd Matteo Orfini, fin dal suo insediamento alla guida del partito romano, si era offerto di saldare tutti i debiti.
Non è l’unica sede del Pd, però, in queste condizioni. Una è alla Magliana, un’altra ancora in estrema periferia est, a Villa Gordiani: anche qui, la morosità è schizzata alle stelle. Ma verifiche sono in corso anche su alcuni circoli, sia del Pd che di Sel, «ospitati» dentro sedi di associazioni, specie all’Esquilino.
Caso a parte, poi, la onlus «Imagine» a via dei Volsci, San Lorenzo, due passi dall’Università «La Sapienza». È la onlus di Ignazio Marino, che occupa ancora uno stabile comunale dove pagava 239,76 euro al mese. Un’organizzazione che ha già creato diversi grattacapi all’ex sindaco (è indagato per truffa ai danni dello Stato per una vicenda legata ai collaboratori di Imagine) e che non avrebbe più i titoli per stare in quello stabile. La concessione è scaduta, ma nessuno li ha mai cacciati.
Ernesto Menicucci
Da una parte c’è la storica sezione del fu Msi di Colle Oppio, una delle «culle» della destra romana, a ridosso del Colosseo. La sede esiste dal 1947 e anche i canoni di locazione sono rimasti a 70 anni fa: 154,92 euro. Ma non al mese, bensì all’anno. Oggi, quella sezione, è frequentata dai giovani vicini a Fratelli d’Italia e lì hanno mosso i primi passi alcuni esponenti del partito di Giorgia Meloni, come il deputato (e capogruppo) Fabio Rampelli.
Sull’altro versante dello schieramento, però, le cose non cambiano di molto. La più «rossa», e famosa, sezione del Pci, poi Pds, poi Ds e infine Pd, è quella di via dei Giubbonari, alle spalle di Campo de’ Fiori, una piccola Stalingrado nel centro di Roma, dove si è iscritto — tra i mille che sono passati, da Achille Occhetto a Sandro Curzi — anche l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e dove una volta comparve a sorpresa persino Silvio Berlusconi. La sede del Pd è, anche questa, in un immobile di proprietà del Comune e qui — almeno qui — il problema non è il canone d’affitto stracciato: per stare lì, infatti, i dem dovrebbero pagare (dati ufficiali alla mano) 14.910,48 euro l’anno. Tutto bene, se non ci fosse un conto arretrato da far spavento: il Pd, infatti, è da tempo «moroso» e deve al Campidoglio la bellezza di 170 mila euro. Nel 1946 l’affitto era simbolico, di sole 320 lire mensili, poi rivalutate a 12 mila lire nel 1986. Con l’avvento della giunta di centrodestra guidata da Gianni Alemanno, il canone «schizzò» a 1.200 euro mensili, il prezzo attuale. Solo che, a quel punto, furono gli stessi «compagni» della sezione a riabbassarsi (in piena autonomia) l’affitto a 102 euro al mese.
Un pasticcio, proseguito sotto la giunta Marino, che decise di «stralciare» il palazzo di via dei Giubbonari dall’operazione di vendita del patrimonio immobiliare. Così, di lite in lite, un contenzioso dopo l’altro, polemica su polemica, si arriva ai giorni nostri.
L’amministrazione Tronca, vista la pesante morosità arretrata, invia la lettera di sfratto esecutivo: la missiva arriva il 24 dicembre, come un bel regalo di Natale. E questo nonostante il commissario del Pd Matteo Orfini, fin dal suo insediamento alla guida del partito romano, si era offerto di saldare tutti i debiti.
Non è l’unica sede del Pd, però, in queste condizioni. Una è alla Magliana, un’altra ancora in estrema periferia est, a Villa Gordiani: anche qui, la morosità è schizzata alle stelle. Ma verifiche sono in corso anche su alcuni circoli, sia del Pd che di Sel, «ospitati» dentro sedi di associazioni, specie all’Esquilino.
Caso a parte, poi, la onlus «Imagine» a via dei Volsci, San Lorenzo, due passi dall’Università «La Sapienza». È la onlus di Ignazio Marino, che occupa ancora uno stabile comunale dove pagava 239,76 euro al mese. Un’organizzazione che ha già creato diversi grattacapi all’ex sindaco (è indagato per truffa ai danni dello Stato per una vicenda legata ai collaboratori di Imagine) e che non avrebbe più i titoli per stare in quello stabile. La concessione è scaduta, ma nessuno li ha mai cacciati.
Ernesto Menicucci
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