Venere, Leda, Dioniso, quei nudi sensuali oscurati per non offendere
Addio levigata, marmorea Venere Capitolina ammirata per secoli lassù in Campidoglio nei Musei Capitolini. La visita di Hassan Rouhani diventa un caso culturale internazionale (i commenti sarcastici di Le Figaro , Bbc News , Newsweek ). Gli occhi sono rivolti verso le scelte del nostro governo perché alcuni severi scatoloni di compensato dipinti di bianco hanno nascosto alla vista del presidente iraniano la Venere Capitolina, copia romana dell’originale di Prassitele, ritrovata nel 1666 vicino alla Basilica di San Vitale e poi introdotta da papa Benedetto XIV nelle collezioni capitoline nel 1752. La scelta ha riempito di ironie, anche pesanti, i social network, con l’hashtag #Rouhani . Mai, da più di due secoli e mezzo, qualcuno si era scandalizzato visitando i Capitolini. Ma le leggi morali che regolano l’Iran sciita dopo la rivoluzione del 1979 sono ferree: il nudo femminile è proibitissimo, anche se prassiteleo. E così il seguito di Rouhani ha patteggiato con la dirigenza dei Musei e con lo staff di Palazzo Chigi un parziale «oscuramento» di nudi per permettere al presidente iraniano di poter partecipare lunedì 25 gennaio sera, al fianco del presidente del Consiglio Matteo Renzi, all’incontro bilaterale Italia-Iran.
Oscurata non solo la Venere Capitolina, uno dei simboli del museo romano che affonda le radici nelle prime collezioni del 1471, ma numerose altre opere come la Leda con il cigno. Chiusa anche la sala Pietro da Cortona col carnalissimo Ratto delle Sabine del grande pittore. Nascosto anche il Dioniso degli Horti Lamiani, altro nudo molto sensuale. In piena sintonia il brindisi, rigorosamente analcolico, sulla splendida Terrazza Caffarelli da dove si domina Roma, dalla prospettiva più alta del Campidoglio.
Anche in questo caso l’assenza di vino o di spumante ricorda un’altra polemica europea. Rouhani era atteso a Parigi, prima dell’attentato fondamentalista del 13 novembre. In quel caso il presidente Hollande annullò il banchetto di Stato pur di non rinunciare per principio laico all’inserimento dei vini nel menu, che gli iraniani avevano invece chiesto di cancellare.
E sono stati in molti a chiedersi ieri se questa scelta di nascondere i nudi marmorei non sia stata un’abdicazione della nostra cultura, un passo indietro di una straordinaria, secolare tradizione storico-artistica nel nome di una discutibile correttezza politica. Numerose le critiche, e non solo dal centro destra.
Pippo Civati e Beatrice Brignone del gruppo di «Possibile» protestano duramente: «Non si abdica alla propria storia e alla propria cultura con espedienti così ridicoli. Oggi oltre che sulle statue è calato un velo pietoso anche sull’Italia». Per l’ex capogruppo capitolino di Sel, Gianluca Peciola, si tratta di «una vergogna e una mortificazione per l’arte e la cultura intese come concetti universali».
Giorgia Meloni, presidente di «Fratelli d’Italia», pone a Renzi una domanda provocatoria: «A questo punto ci chiediamo che cosa avrà in mente Renzi per l’arrivo in Italia dell’emiro del Qatar previsto in settimana: coprire la Basilica di San Pietro con un enorme scatolone?».
Gli interrogativi sono, in effetti, molti. È autentico rispetto verso la cultura altrui rinunciare alla propria? È vero atto di rispetto occultare le radici che il mondo ci invidia, nascondere con una scatola di compensato quel retaggio che attira milioni di visitatori e che viene studiato negli atenei di ogni continente? L’interrogativo resta ancora senza risposta .
Paolo Conti
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