Unioni civili, sì in piazza “Nessuno si nasconda dietro il voto segreto”
È il giorno delle “piazze arcobaleno”. Se ne colorano 98 in tutta Italia, da Aosta a Palermo, alla vigilia dell’approdo in aula di una delle leggi più attese da migliaia di coppie. Il testo delle unioni civili che porta il nome della senatrice pd Cirinnà inizierà al Senato giovedì un percorso che si annuncia già denso di ingognite e insidie e che si risolverà nella roulette russa del voto segreto. Sabato sarà la volta del Family day al Circo Massimo.
Ma ieri obiettivi e microfoni sono stati per le “sveglie” simbolo del movimento gay e del mondo Lgbt. L’Arcigay parla di «giornata storica» e di «un milione di presenze» sotto le bandiere e lo slogan di “Svegliatitalia”. Stima forse esagerata, di certo il colpo d’occhio soprattutto nelle grandi città è stato di un certo impatto. A Roma al Pantheon sono almeno in 5 mila, ovazione quando prende la parola la relatrice del testo Monica Cirinnà. «Questa è una piazza per i diritti, non contro qualcuno. Il Pd – assicura – sarà unito e sarà una bella legge per l’Italia». Ci sono il presidente del Pd Matteo Orfini e il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. Il senatore di Area popolare, ma di matrice radicale, si dichiara contrario al voto segreto: «Alcuni politici vorrebbero nascondersi, mentre sarebbe utile contarsi». La stessa richiesta viene dall’Arcigay: «Renzi non nasconda il Pd dietro il voto segreto, vogliamo sapere chi dice sì e chi dice no». Ad applaudire la Cirinnà, tra gli altri, il cantante Scialpi col marito (matrimonio a New York). A Milano gremita da oltre 9 mila persone piazza della Scala. C’è il sindaco uscente Giuliano Pisapia: «Il Paese è con noi e non dalla parte di chi vuole accendere le luci e spegnere i diritti», attacca rivolto al governatore Maroni e all’iniziativa di illuminare il Pirellone con la scritta “Family Day”. La giudica un “grave errore” anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, pure lui in piazza come la leader Cgil Susanna Camusso. A Torino, piazza Carignano, in settemila con il sindaco Piero Fassino per «una battaglia di civiltà», come l’ha definita. Scendono per strada anche gruppi di italiani a Monaco, Francoforte, Berlino, Vienna, Bruxelles, Copenaghen, Dublino.
Sul ddl pesano i seimila emendamenti depositati. I capigruppi forzisti Brunetta e Romani ribadiscono insieme il “no” al testo, pur lasciando libertà di coscienza, punto di mediazione finale tra la linea dettata da Berlusconi e la “rivolta” della sua fidanzata Francesca Pascale, sponsor delle unioni. Ma dentro Fi il gruppo al Senato è compatto sul no. Così anche Anna Maria Bernini, Paolo Galimberti e Antonio Razzi, che pure si attestano su posizioni laiche sulle unioni. Unico incerto sul voto finale è Augusto Minzolini. Resta un’incognita la scelta dei 35 senatori M5s. Pronti a votare sì se il testo non sarà stato ritoccato. Sembra che i 12 emendamenti concordati in ultimo in casa Pd siano stati discussi anche con il capogruppo grillino Michele Giarrusso e con Alberto Airola che ha seguito il dossier. Ma il dibattito tra i 5Stelle è ancora aperto. Domani si aprirà il Consiglio permanente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco si è già espresso sul ddl ma c’è attesa per la posizione ufficiale sulle unioni civili.
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