Rivolta dei taxi contro l’ Uberizzazione
PARIGI. Luddisti? Guerra di posizione di una vecchia corporazione che non vuole cedere terreno alla modernità? Guerra tra lavoratori impoveriti, tutti minacciati dalla precarietà, dall’”uberizzazione” del lavoro? La guerra dei taxi contro i Vtc (veicoli di turismo con autista) ha vissuto ieri una nuova battaglia nelle principali città francesi. A Parigi ci sono stati scontri, lacrimogeni lanciati dalla polizia, aggressioni, un ferito a Orly e una ventina di fermi. Manuel Valls, che ha ricevuto a Matignon una delegazione di taxi, con la presenza del ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve e dei sottosegretari ai Trasporti e all’Artigianato, ha condannato le “violenze inammissibili”. Il primo ministro, per tentare una via d’uscita dal conflitto, ha nominato un mediatore. Un tentativo per evitare che la protesta dilaghi e prosegua per giorni.
Paradossalmente, la protesta dei taxi è stata organizzata per chiedere al governo di applicare una legge, in vigore dall’ottobre 2014 (legge Thévenoud), che cerca di delimitare il terreno delle due categorie di auto pubbliche, riservando ai soli taxi la possibilità di prendere dei clienti in strada, mentre i Vtc devono lavorare solo su prenotazione (e far passare un certo lasso di tempo, in genere 15 minuti, tra la prenotazione e il carico dei passeggeri). Ma in questa guerra è arrivato un terzo incomodo, che per un certo periodo, l’anno scorso, aveva permesso ai due nemici di stringere un’alleanza momentanea: taxi e Vtc erano riusciti a far mettere fuori legge UberPop, l’app accusata di “concorrenza sleale” (la casa madre è stata condannata dal tribunale di Parigi a 150mila euro di multa), ma adesso altre app sono nate come funghi, Heetch per esempio o Djump (ormai assorbita da una società di Vtc), che mettono in relazione un guidatore con dei potenziali clienti, che poi “partecipano alle spese” del tragitto (e la società preleva il 15%).
A Parigi sono venuti a sostenere la protesta locale anche dei taxisti da Spagna, Belgio, Italia. A Strasburgo, un eurodeputato francese, Dominique Riquet (Alde), ha scritto alla Commissione per chiedere una regolamentazione europea di questo settore. Il fenomeno dilaga dappertutto. I taxi accusano i Vtc di concorrenza sleale. Spiegano che per i taxisti esiste una regolamentazione precisa, formazione professionale, assicurazioni obbligatorie, e tasse da pagare. I Vtc rispondono che, con la legge del 2014, gli autisti devono avere 250 ore di formazione e rispediscono al mittente l’accusa di aver causato la crisi dei taxi: per i Vtc, è il prezzo della licenza che impicca i taxisti e questo commercio avviene all’interno della corporazione. Una licenza di taxi costa, a Parigi come a Nizza, intorno ai 165mila euro, in calo rispetto al passato (nel 2014 era sui 220mila euro). Un ribasso dovuto alla riduzione dell’attività, spiega Serge Metz, ad di G7 (società che controlla 8mila taxi), causata dalla concorrenza sleale dei Vtc, “al 70% fuori legge”.
“Macronisation+Uberisation=précarisation” è uno slogan dispiegato ieri nelle manifestazioni. Il bersaglio dei taxisti, oltre a Uber, il “cowboy americano che vuole distruggere il nostro sistema”, è il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, che con una legge prendi-tutto che porta il suo nome si è dedicato a liberalizzare l’economia francese in tutte le direzioni. Per Macron, aprire il settore dei trasporti pubblici significa favorire l’occupazione. La società di Vtc Chauffeur-Privé sostiene che le auto con autista hanno permesso la creazione di “15mila posti di lavoro in due anni in Francia”, tutti “autoimprenditori”. Uber France ha risposto ai taxisti inferociti aprendo la possibilità anche a loro di iscriversi nella propria piattaforma di prenotazione, per approfittare del “boom dei Vtc”. C’è il problema delle tasse e quello dell’esplosione dei clandestini, dei privati che si trasformano in taxisti abusivi, accusati di “terrorismo economico”. I taxi chiedono allo stato una compensazione pecuniaria, per il costo delle licenze. Ma il fondatore di Uber, Travis Kalanick, ha risposto da Davos: “i costruttori di auto hanno per caso pagato per la scomparsa dei cavalli?”. Lo scontro con la giungla della deregulation è simile anche nel settore alberghiero, che protesta contro la corsa agli affitti temporanei per turisti da parte dei privati. Valls ha promesso ieri che i controlli sugli abusivi aumenteranno.
Ieri, non c’erano solo i taxisti in piazza in Francia. Malgrado lo stato d’emergenza, le manifestazioni restano permesse. Ieri, è stata una giornata di protesta nella scuola, con in testa gli insegnanti delle medie, che contestano una riforma in corso. La funzione pubblica ha scioperato ieri per chiedere aumenti degli stipendi, congelati dal luglio 2010. Più di un centinaio di manifestazioni hanno avuto luogo ieri in Francia. In sciopero anche i controlli di volo. Ryanair ha chiesto al governo di mettere fuori legge la protesta nei cieli di Francia.
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