Renzi slitta sulle unioni civili

by Carlo Lania, il manifesto | 14 Gennaio 2016 9:43

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Fuori il parlamento i movimenti cattolici si preparano al Family Day del 30 gennaio, la manifestazione che nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbe fermare le unioni civili. Dentro il parlamento non bisogna neanche fare la fatica di organizzarla una manifestazione, visti i tanti ostacoli che il ddl Cirinnà deve affrontare ogni giorno. L’ultima novità, ovviamente negativa, è lo slittamento di due giorni dell’esame del testo. inizialmente fissato per il 26, si comincerà invece a parlarne non prima del 28 gennaio.

La decisione è stata presa dai capigruppo dopo che ieri Forza Italia ha chiesto di discutere subito la mozione di sfiducia al governo. Si sarebbe potuto rimandare tutto a dopo l’avvio dell’iter del ddl Cirinnà, ma il Pd ha preferito approfittare dell’occasione per evitare pericolosi incidenti di percorso per il governo. Affrontare la sfiducia dopo le unioni civili, a carte ormai scoperte sui punti caldi della legge come la stepchild adoption, sarebbe stato un rischio troppo grande, tenuto conto che in seguito il Ncd avrebbe potuto vendicarsi di possibili maggioranze alternative favorevoli a un testo la cui abolizione considera ormai una questione di principio. Meglio evitare. Scelta che per il M5S è fin troppo facile attaccare. «Pur di non discutere di unioni civili, il governo accetterebbe perfino di essere sfiduciato», ironizza il senatore Alberto Airola.

Il problema è che dall’inizio della prossima settimana Renzi dovrà fare i salti mortali per non arrivare a una crisi definitiva con l’alleato di centrodestra. A parte il decreto Ilva, che andrà discusso il 26, il 19 e il 20 c’è la discussione e il voto sul ddl Boschi, il 21 gennaio sono in programma le nuove nomine delle presidenze di commissione, per le quali il premier deve far fronte alle richieste del partito di Alfano. Il 22 scadono invece i termini per la presentazione degli emendamenti sempre al ddl Cirinnà e, infine, il 26 la discussione sulla sfiducia. Chiaro che Renzi intenda mettere prima in salvo il ddl Boschi e le presidenze, lasciando a dopo tutto il resto. resta il fatto che per il premier ha di fronte a sé un vero e proprio percorso a ostacoli.

Senza contare le divisioni dentro al partito sempre sulla questione della stepchild adoption. Ormai le riunioni si susseguono una dietro l’altra, con tutti che parlano con tutti e a volte litigano anche. Come è successo tra il capogruppo Luigi Zanda e il vicecapogruppo Stefano Lepri, quest’ultimo tra i più attivi nel chiedere la cancellazione della possibilità — prevista dal ddl — di adozione del figlio biologico del partner. Pare chiae siano volate urla. «Nessuna lite, solo una discussione perché io chiedevo di poter avere due riunioni del gruppo per discutere delle stepchild adoption, e alla fine Zanda è stato d’accordo. Ci riuniremo martedì prossimo e poi quello successivo», getta acqua sul fuoco Lepri. Altre riunioni sono infine in programma tra i i circa trenta dem («cattolici ma non solo», ci tiene a precisare Lepri) contrari all’adozione del figlio del partner per mettere a punto gli emendamenti al testo di legge. L’unico sicuro per ora riguarda la sostituzione della stepchild adoption con l’affido rafforzato, mentre è in preparazione un altro sul titolo 2 della legge che riguarda le convivenze di fatto, in questo caso sia etero che omosessuali.

Ieri sera intanto si è riunita la cosiddetta bicameralina, il gruppo di lavoro composto da senatori e deputati guidato dalla responsabile Diritti del Pd Micaela Campana e voluto per provare a smussare le differenze esistenti nel partito. All’ordine del giorno il titolo 2 della legge, sulle convivenze di fatto, ma la questione adozioni è stata sicuramente dibattuta. «Ogni mediazione sarà comunque una mediazione al rialzo», assicura in serata un senatore.

Intanto Forza Italia ha cambiato la sua posizione. Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi si era detto favorevole a lasciare libertà di coscienza ai parlamentari, scontandosi su questo con gli ultrà del partito. Ieri Berlusconi ha partecipato alla riunione dei gruppi parlamentari, cambiando indicazione: niente più libertà di coscienza sulle adozioni, Forza Italia voterà contro il ddl Cirinnà. Una decisine presa per allinearsi alle scelte già fatte da Fratelli d’Italia e Lega, ma anche per la paura di uno scontro con l’elettorato cattolico. «Noi restiamo però a favore delle unioni civili», ha voluto però precisare Berlusconi, una puntualizzazione che difficilmente convincerà chi, come Stefania Prestigiacomo o Michela Brambilla, si è schierato apertamente a favore della legge.

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