“Profughi, emergenza permanente”

“Profughi, emergenza permanente”

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BRUXELLES. Il numero di persone che nel mondo necessitano di aiuti umanitari è quadruplicato dal Duemila, arrivando alla cifra di 125 milioni. Di questi, 60 milioni sono profughi che hanno dovuto abbandonare le proprie case: una popolazione pari a quella dell’intera Italia. Per costoro, le possibilità di far ritorno sono modeste e comunque lontane nel tempo: la durata media dell’ “esilio”, per i rifugiati, è di 17 anni.

La comunità mondiale ha reagito a questa situazione con generosità crescente, ma ancora insufficiente. Per aiutare i milioni di persone vittime di guerre, carestie e disastri naturali, l’anno scorso sono stati spesi 25 miliardi dollari. Si tratta di una cifra 12 volte superiore a quella stanziata nel Duemila. E tuttavia non basta. Se vogliamo far pienamente fronte all’emergenza, mancano all’appello ancora 15 miliardi di dollari.

Per risolvere questa situazione e colmare il divario, il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha creato un panel di esperti presieduto dalla vicepresidente della Commissione, Kristalina Georgieva, e dal sultano di Perak, che ha reso ora pubblico il suo rapporto. Il documento sarà discusso alla riunione mondiale dei donatori che si terrà ad Istanbul a fine maggio.

Tra i suggerimenti presentati, c’è quello di creare forme di “prelievo volontario” da parte dei governi per finanziare una emergenza che è ormai considerata strutturale e permanente. Inoltre il rapporto suggerisce di creare un ” responsibility index“ per misurare se, all’aumento del Pil di molti Paesi emergenti, corrisponde un equivalente aumento dei contributi versati per gli aiuti umanitari.

Altra voce importante è la razionalizzazione degli aiuti, sia per quanto riguarda le spese logistiche, che oggi coprono circa il 10% dei costi totali, sia per quanto riguarda la logica degli interventi. «Oggi il mondo degli aiuti umanitari assomiglia ad una partita di pallone tra bambini di otto anni – commenta la Georgieva – tutti corrono dietro alla palla, cioè all’ultima emergenza, mentre ci sono interi settori del campo che restano scoperti». Tra le raccomandazioni c’è anche quella di fornire aiuti diretti preferibilmente alle donne: questo non solo garantisce che i soldi spesi siano meglio utilizzati, ma contribuisce anche a rialzare lo status delle donne.



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