Migranti, raddoppia in un giorno il conto dei morti
Sono 45 i corpi di naufraghi recuperati ieri, 45 in un solo giorno, il che fa raddoppiare il tremendo display delle morti di quest’anno nelle acque plumbee dell’Egeo e lo fa moltiplicare per 21 volte rispetto a quelle registrate sempre dall’Organizzazione mondiale delle migrazioni nel gennaio dell’anno scorso.
La progressiva chiusura delle frontiere europee, la situazione di permamente guerra in Siria arrivata ormai al quinto anno e il freddo incalzante nei campi profughi dei paesi ai bordi dell’Europa ha accelerato i transiti.
Le 45 persone che sono morte ieri tra la sponda turca e quella greca avevano pagato, secondo quanto ha raccontato un superstite ricoverato nell’isoletta di Kalymnos, 2.500 dollari per un posto sul barcone, la metà per i bambini. E di bambini ieri ne sono morti venti.
La prima barca, uno scafo di legno, si è incagliata negli scogli dell’isola di Farmakonissi. Imbarcava 49 persone, 40 sono riuscite a raggiungere la riva, una ragazza è stata ripescata dai soccorritori, 8 corpi sono stati ripescati: erano i cadaveri di sei bambini e di due donne. Nel frattempo un’altra tragedia si consumava poco più a sud, davanti all’isolotto di Kalymnos, dove una barca a vela carica di migranti si era cappottata. Qui la guardia costiera è riuscita a salvare soltanto 22 persone mentre altre 34 sono state inghiottite dalle onde: 16 donne, 7 uomini e 11 bambini.
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti il motore della barca aveva smesso di funzionare alle tre del mattino, dopo cinque ore di navigazione in mare dalla partenza da Smirne.
Nel primo pomeriggio l’agenzia di stampa turca Anadolu ha fatto sapere che la guardia costiera aveva recuperato altri tre corpi, di bambini, sulla costa, probabilmente provenienti dagli stessi due naufragi. Oppure, secondo l’agenzia di stampa turca Dogan , appertenenti a un terzo naufragio, una t erza barca che sarebbe affondata nei pressi della località balneare di Didim.
Il conto del resto non è mai preciso, i morti sono sempre di più di quelli che finiscono nelle statistiche ufficiali. Nell’isola greca di Lesbo ieri sono morti per ipotermia un bambino di cinque anni e due donne che erano stati tratti in salvo ancora in vita dalle acque del mar Egeo martedì scorso. Lo rivela la piccola agenzia di stampa greca Apokoronneonews.
Nel silenzio d’ufficio dei funzionari di Frontex e dell’Ufficio europeo per le migrazioni che sono incaricati dei controlli d’identità, del rilevamento delle impronte e dei respingimenti, a protestare per «l’orrenda strage» e a richiamare i governanti europei alle loro responsabilità sono gli operatori umanitari delle ong.
Come Kate O’Sullivan, portavoce di Save The Children a Lesbo, dove l’hot spot di Moria ospita attualmente oltre 4.500 migranti. «Invece di concentrarsi su recinzioni con fili spinati e rafforzamento dei controlli alle frontiere — le è uscito fuori dai denti — esortiamo i leader europei a prodigarsi per evitare che altri bambini perdano la vita senza senso». L’ha detto in video all’agenzia Ap e poi su Twitter, dove si mostra sorridente con un cartello scritto a pennarello: «Welcome refugees».
Improbabile che l’abbiano ascoltata Angela Merkel e Ahmed Davutoglu a Berlino, dove la cancelliera e il premier turco discutevano essenzialmente dei soldi che la Turchia deve avere (3,3 miliardi di euro in base agli accordi sottoscritti con la Ue ma ora Davutoglu ne vuole di più) per contenere gli arrivi in Europa dei migranti.
È in base e per conto di quell’accordo che ieri sono stati arrestati dai gendarmi turchi 78 migranti che a Ayvacik si preparavano a partire per le isole greche dell’Egeo. Donne, uomini, bambini — birmani, afghani e siriani — infagottati nelle coperte, pieni di buste e pacchi, circondati in uno spiazzo — mostrano le foto dell’agenzia Dogan — come criminali. In Turchia sono 2,5 i profughi siriani e altri 300 mila gli iracheni ma non sono conteggiate tutte le nazionalità. L’Oim calcola che queste prime settimane del 2016 già 37 mila migranti abbiano raggiunto la Grecia.
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