Migranti, l’Italia la spunta via il Trattato di Dublino ogni paese avrà una quota
A Calais i francesi sgomberano oltre 4000 migranti.Un nuovo muro tra Ungheria e Romania
LONDRA. L’Unione Europea si appresta a rivoluzionare le norme sull’accoglienza ai rifugiati. Finora il paese di ingresso è stato il paese responsabile delle richieste di asilo dei profughi, un sistema giudicato inadeguato e ingiusto dalle nazioni mediterranee che sono la prima linea dell’ondata di migranti proveniente dall’Africa e dal Medio Oriente. Il nuovo sistema, secondo indiscrezioni pubblicate ieri sera dal Financial Times, trasferisce l’onere dell’asilo ai paesi più ricchi del nord Europa.
Le nuove norme verranno definite entro marzo e non sarà facile decidere come dividere la responsabilità dei rifugiati tra i 28 membri della Ue. Come che sia, la decisione di cambiare la politica sui rifugiati, di fatto seppellendo il Trattato di Dublino che la regolava, rappresenta una vittoria per Matteo Renzi, scrive il quotidiano della City, notando che il primo ministro italiano ha ripetutamente criticato la legge in vigore e sostenuto che altri paesi dell’Unione dovrebbero fare di più per aiutare a risolvere la crisi dei migranti.
La svolta arriva mentre la Francia abbatte con le ruspe il controverso campo profughi di Calais, ribattezzato “la Giungla”, pare per costruire un più civile centro accoglienza per le migliaia di rifugiati che lo popolano e che continuano ad arrivare sperando di emigrare poi in Gran Bretagna, e mentre l’Ungheria parla di costruire un nuovo muro ai propri confini, due sviluppi che sottolineano la drammaticità di una tragedia diventata, come e forse più della minaccia terroristica, una questione cruciale per il futuro dell’Europa. Non a caso il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ammonisce: «Abbiamo non più di due mesi di tempo per riprendere il controllo della situazione o pagheremo care conseguenze ». L’Europa senza frontiere di Schengen, l’Europa del libero movimento per i suoi cittadini, rischia di essere travolta.
Perciò la Commissione Europea, secondo quanto rivela il quotidiano finanziario britannico, avrebbe concluso che la regola del “primo ingresso”, cioè della responsabilità per i migranti assegnata al primo paese Ue in cui mettono piede nella loro disperata fuga, è diventata “obsoleta” e “ingiusta”, per cui verrà abolita in una proposta che sarà resa pubblica in marzo. L’iniziativa potrebbe costringere alcuni paesi dell’Europa settentrionale ad accogliere più rifugiati, fra cui la Gran Bretagna, perché non potrebbero più rispedirli al primo paese in cui sono sbarcati, quali che siano i modi in cui ne hanno raggiunto un altro. La riforma potrebbe anche aumentare la pressione sui paesi della Ue per approvare un formale sistema di “quote” e comuni diritti d’asilo e procedure per suddividere più equamente i rifugiati fra i 28 membri dell’Unione. Dal punto di vista tecnico così come da quello politico, tuttavia, non sarà semplice creare una nuova normativa in materia.
Le regole finora in vigore sono praticamente andate in pezzi nel corso degli ultimi sei mesi del 2015, quando la Germania ha dapprima rinunciato a rimandare il flusso di migranti nei paesi di “primo ingresso”, quindi ci ha ripensato, suscitando un caos tra una frontiera e l’altra di mezza Europa, con migliaia di profughi costretti a spostarsi in treno, in bus e a piedi in una sorta di fuga senza fine. Un possibile criterio per un sistema di “quote”, in cui i rifugiati sono suddivisi fra tutti i paesi Ue, potrebbe basarsi su criteri come il pil nazionale e le dimensioni della popolazione, per cui i paesi più ricchi e più popolosi dovrebbero in teoria accogliere un maggior numero di profughi di quelli meno ricchi e più piccoli. Le leggi attuali non hanno retto all’onda d’urto dei migranti, che per la prima volta hanno raggiunto la soglia di 1 milione di persone in viaggio verso l’Europa vista come una terra promessa – o come minimo una terra migliore di quella da cui scappavano. Il 2015 è stato così, per il vecchio continente, l’anno dei rifugiati. Il 2016 dovrebbe diventare l’anno in cui l’Europa unita stabilisce nuove regole su come accoglierli o altrimenti rischia di disunirsi anche più di quanto è accaduto fino ad ora.
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