«I primi a crederci devono essere i lavoratori stessi, nessuno può sostituire le vostre capacità e la vostra passione, l’amore per quello che fate», spiega il presidente nazionale di Legacoop Mauro Lusetti, parlando all’assemblea di inaugurazione della rinata Ora Office (nome che, dopo la costituzione della cooperativa, ha sostituito il vecchio). «Noi, quando valutiamo un progetto di workers buyout, cerchiamo di vedere se possa avere realmente un futuro: qui ci sembrava si potessero salvare i posti di lavoro, e anche una grande ricchezza di competenze».Il presidente della cooperativa è Fabio Gobbi, ex direttore dello stabilimento, quando ancora c’era un padrone: si commuove mentre illustra agli operai, e alle famiglie che li accompagnano, mogli e bambini, le prospettive della fabbrica: «Contiamo di riprenderci progressivamente le nostre quote di mercato, di assumere. Il primo anno diventeremo 25, al terzo puntiamo a essere 45. L’obiettivo è 3,1 milioni di fatturato per il 2016, per passare a 5 e poi a 6 nei due anni successivi». Reinventarsi imprenditori, quando si è stati dipendenti, non è certo semplice.
Ma era l’unico modo per sopravvivere. Il capofabbrica Carmine Fedele, da 20 anni alla Ora, ci accompagna a vedere i macchinari: dove vengono tagliati i pannelli di legno, verniciati, lucidati. Accoppiati secondo una numerazione che deve essere rispettata con precisione, altrimenti si rischia di dover ricominciare da capo: «Bisogna rispettare il senso della venatura del legno, le fiamme devono andare tutte nello stesso senso».
Con lui c’è Daniele Annese, più giovane, sui 40 anni, dell’ufficio tecnico: spiega che per operare alle macchine servono anche conoscenze di matematica e trigonometria, ci sono dei computer che hanno velocizzato (e anche standardizzato) alcune parti della lavorazione, ma che si devono saper utilizzare. Sembrano a casa loro, tanto bene conoscono ogni angolo dello stabilimento. Pensandoci, in effetti, ormai sono a casa loro.
La prima bolla di spedizione è per la Svizzera, ma la prima grossa commessa in preparazione è diretta in Arabia: 5 uffici completi per una grossa società elettrica. Un altro ordine importante viene dal Qatar, dove apprezzano il mogano e il legno scuro wengè.
Andrea Laguardia, Legacoop Servizi, spiega di aver capito subito che gli operai della Ora «avevano le carte in regola per farcela»: «Purtroppo dobbiamo dire diversi no, non tutti i progetti sono sostenibili, ma loro possono già pensare a produrre e a vendere. E a lasciare un patrimonio industriale e di conoscenze ai propri figli».
Accanto a Legacoop, per finanziare, sono intervenute anche Cfi e Coopfond. Dal 2008 sono già 48 i casi di workers buyout andati in porto in Italia — spiega Legacoop — con 13,6 milioni di euro di interventi Coopfond e 56 milioni di investimenti attivati. Sono 1.066 i soci coinvolti, e 1.242 i posti di lavoro salvati. Idee per battere la crisi.