Colonia, ronde razziste contro i migranti
Se si vuole avere una vivida percezione del clima che affligge oggi la Germania basterà aprire il sito del principale settimanale tedesco Der Spiegel. In coda a tutti gli articoli sui fatti della notte di San Silvestro a Colonia si legge questo messaggio: «Care lettrici, cari lettori, contrariamente a quanto accade per gli altri articoli, non troverete alcun Forum relativo a questo testo. Ci sono infatti pervenuti tanti messaggi inappropriati, offensivi e incriminabili da rendere del tutto impossibile una corretta moderazione della discussione. Confidiamo nella vostra comprensione». E alle parole impubblicabili seguono i fatti. Domenica nel centro di Colonia alcuni pakistani e un siriano sono stati aggrediti e feriti da gruppi di estremisti di destra. La stampa parla di «Hooligans e Rokers», ma l’idea della caccia all’uomo, o delle «ronde», circola da diversi giorni in rete con un raggio ben più ampio. Se la dinamica delle aggressioni di fine anno comincia faticosamente a chiarirsi, le sue conseguenze sono più che evidenti: un’ondata di azioni e sentimenti xenofobi che va ad innestarsi su una situazione già tesa come una corda di violino. La manifestazione convocata da Pegida, e da altre organizzazioni della destra sabato a Colonia aveva assunto tratti così apertamente filonazisti e minacciosi da indurre la polizia a sciogliere il corteo.
Intanto la polizia smentisce decisamente il teorema del ministro della giustizia Heiko Maas, secondo cui le aggressioni di Capodanno avrebbero fatto parte di un disegno organizzato . Qualcuno si era spinto fino a farneticare di una prosecuzione degli attentati di Parigi con altri mezzi, di un ulteriore episodio dello «scontro di civiltà», di una variante sessuale della «guerra santa». La fantasia malata della destra è senza freni. Impossibile, per le autorità di polizia, coordinare su così vasta scala gruppi di ladri e molestatori ubriachi. Più ragionevole ricondurre l’elevatissimo numero di aggressioni ai danni delle donne che si trovavano in piazza alla concentrazione di gruppi criminali e di sbandati, in larga parte composti da immigrati soprattutto di vecchia data, caratteristica delle stazioni ferroviarie delle grandi città europee. La polizia della metropoli renana (il cui capo ha dovuto dare le dimissioni) è stata infatti messa sotto accusa non solo per avere perso il controllo in quella sciagurata notte, ma anche per avere lasciato che si sedimentasse un ambiente favorevole al moltiplicarsi di episodi di violenza.
Col passare dei giorni le denunce per molestie sessuali e furti (sporte anche in altre città tedesche) hanno superato le 500. Tuttavia non è affatto da escludere che l’alto numero di aggressioni contro le donne non sia prerogativa esclusiva della notte di Colonia (in molti hanno citato quell’orgia squisitamente germanica che è l’Oktoberfest bavarese), ma che in questo caso le numerose denunce, che non sarà affatto facile verificare, debbano ricondursi alla risonanza nazionale che i fatti di Capodanno hanno ottenuto. Le vittime, insomma, si sono sentite meno sole. Anche se la compagnia non sempre è delle migliori. Cosicché una ventina di attiviste hanno lanciato un appello tramite l’hashtag “ausnahmelos” (senza eccezioni) che si propone di proteggere la lotta contro la violenza sessuale dalle strumentalizzazioni razziste, respingendo ogni «incitamento contro specifici gruppi di popolazione». Tra le 400 firme dell’appello la ministra socialdemocratica Manuela Schwerig, la vicepresidente verde del Bundestag Claudia Roth e la dirigente della Linke Katja Kipping. Nonché Angela Davis.
Persino nella grafica gli «scivoloni» non sono mancati come l’immagine stilizzata, pubblicata dalla Sueddeutsche Zeitung, che raffigura una mano nera tra le gambe di una silhouette di donna perfettamente bianca. Con relative polemiche e scuse. Nel pieno della «crisi dei migranti» la questione della violenza sessuale irrompe dunque distorcendosi in forme inquietanti. Perdendo la sua specificità e andandosi a cumulare indebitamente a «quelli che ci rubano il lavoro e si godono il welfare pagato dai contribuenti tedeschi». Una volta messo in circolo il veleno non sarà facile liberarsene.
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