“ Rimpatri impossibili senza accordi” Nella Ue ogni Stato ha le sue regole
In Europa scatta il risiko delle espulsioni. In una giungla di accordi, in cui ogni governo fa da sé. Paese che vai, regole che trovi. Un esempio? Se sei senegalese, dall’Italia nessuno ti caccerà: con il tuo Stato infatti non c’è «accordo di riammissione». Nel Nord Europa invece la storia cambia: da qui verrai più facilmente allontanato. Espulsioni e sospensioni di Schengen rischiano così di trasformarsi in un mix esplosivo.
Al Viminale lo sanno bene: la “chiusura” delle frontiere non fermerà l’ondata di profughi,ma ridisegnerà la mappa delle rotte. E tre Paesi avranno molto da perdere: Grecia, Spagna e Italia.
LE RIAMMISSIONI
Nel 2014 l’Europa ha espulso 470mila migranti e nel 2015 le stime parlano di oltre mezzo milione di rimpatri. I più severi restano i francesi, con 86mila allontanamenti, seguiti dai greci con 73mila e britannici con 65mila. L’Italia si piazza ottava, con 25.300 espulsi. «Ma attenzione — spiegano dal Viminale — una cosa sono le espulsioni, altra i rimpatri effettivi». È qui il trucco. «Con le espulsioni gli Stati membri intimano agli irregolari di lasciare il Paese — precisa Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa — ma poi quasi mai questi si allontanano. Con i rimpatri invece il migrante viene effetti-vamente riportato nel Paese d’origine. Senza accordi di riammissione non si muove nulla». Non è un caso se la Commissione Ue nel settembre scorso scriveva: «Meno del 40% degli irregolari a cui viene ingiunto di lasciare l’Unione è effettivamente partito».
Cosa non funziona? «I rimpatri procedono al rallentatore», confermano al Viminale: in Italia nel 2015 sono stati 15.979. «Colpa degli accordi di riammissione — spiega Simona Moscarelli dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni — ossia i trattati con i quali gli Stati di provenienza dei migranti si impegnano a riaccogliere i propri cittadini. Pochi quelli stipulati a livello di Unione europea (solo 17). Negli altri casi ogni Paese fa da sé con accordi bilaterali».
“CHI ESPELLE CHI”
Per capire chi viene rimpatriato, basta guardare gli accordi. L’Italia ne ha che funzionano bene con Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco. «E sono molti gli espulsi in questi paesi, ma con alcuni — sottolineano al Viminale — gli accordi mancano: Senegal, Gambia, Costa d’Avorio, per fare degli esempi». E senza accordi non ci sono rimpatri. La Grecia ne ha sottoscritto di recente uno con la Turchia, la Spagna con il Marocco e la Francia con Camerun, Capo Verde, Congo, Gabon, Senegal, Tunisia. Ma visto che ogni Stato europeo fa i propri accordi, «i migranti irregolari — scrive la Commissione Ue — possono evitare il rimpatrio trasferendosi da uno Stato all’altro».
LE CONSEGUENZE DEI MURI
Con la chiusura delle frontiere, al ministero dell’Interno parte intanto la caccia alle nuove rotte. La più imponente, Western Balkan, che attraversa i Balcani occidentali, rischia di saltare. «Se Croazia e Slovenia “tappano” i confini potrebbe resuscitare quella adriatica: da Montenegro e Albania in Puglia». Altra nuova rotta, figlia della chiusura dell’Austria, dalla Slovenia in Italia. «Le conseguenze dei muri ricadranno su Grecia, Spagna e Italia », dice Christopher Hein, consigliere strategico del Consiglio italiano rifugiati. Non è un caso se le altre due rotte sotto osservazione sono la Western Mediterranean, passaggio dal Nord Africa alla Spagna e la più trafficata Central Mediterranean, che approda in Italia. Si prevede poi la ripresa della Eastern borders: 6mila chilometri che separano Ucraina e Russia da Estonia e Finlandia.
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