Unioni civili, ultimatum M5S “Adozioni o salta il nostro sì” Boldrini: “Sono un diritto”
Saranno l’ago delle bilancia nella delicata partita sulle unioni civili che da giovedì entra nel vivo al Senato. I 35 senatori del M5S potrebbero segnare un punto in favore del disegno di legge Cirinnà. Sono più che intenzionati a «portare a casa la legge» – come racconta chi tra loro sta lavorando sul provvedimento – ne fanno anche loro una «battaglia di civiltà». A patto che ora non venga stravolta.
E allora si sono dati tre giorni di tempo per decidere che fare. Ci sarà una nuova, informale consultazione con gli attivisti. Non il consueto referendum on line che hanno già tenuto con risultati schiaccianti in favore di una disciplina che equipari l’Italia agli altri Paesi europei. Ma un giro d’orizzonte sarà fatto in queste ore, tanto per cominciare con Gianroberto Casaleggio, per capire se i 12 emendamenti concordati in seno al Pd rischiano o meno di cambiare la legge. Il testo Cirinnà, per il gruppo guidato da Michele Giarrusso a Palazzo Madama, così com’è stato formulato andrebbe bene. Ma gli articoli sono ora in balia di correzioni e voti segreti. Nel Pd i promotori hanno l’esigenza di trovare un punto di convergenza, soprattutto sulla
stepchild adoption, con l’ala più moderata dei cattodem. Percorso a ostacoli. Ma una cosa è certa e i grillini l’hanno detta a chiare lettere al capogruppo dem Luigi Zanda: in caso di stralcio del capitolo sulle adozioni, loro si sfilerebbero. Se poi a quel punto voterebbero contro o non voterebbero affatto uscendo dall’aula è ancora da decidere.
Allo schieramento ampio favorevole al ddl si iscrive virtualmente il presidente della Camera Laura Boldrini, favorevole anche alle adozioni. La sua presa di posizione scatena proteste dai banchi del centrodestra e surriscalda ancor più il clima, alla vigilia dell’approdo in aula. «Quando il partner muore e il figlio resta solo, l’altro partner ha il dovere di occuparsene. Se è un dovere naturale, perché non deve essere anche un diritto?» chiede la terza carica dello Stato. Dopo le manifestazioni di sabato, sostiene, «c’è ancora più responsabilità sui parlamentari per una legge che non deluda le aspettative». Il capogruppo leghista a Montecitorio, Massimiliano Fedriga, la accusa di non essere più arbitro e chiede l’intervento del capo dello Stato, Mattarella. I capigruppo forzisti Paolo Romani e Renato Brunetta, parlano di «inadeguatezza » e sostengono sia entrata «a gamba tesa» nel dibattito.
Forza Italia ha presentato 272 emendamenti, una quota contenuta rispetto ai 6 mila piovuti da Lega e fronte cattolico. Angelino Alfano fa sapere che da ministro degli Interni eviterà di essere in piazza sabato per il Family day, «ma ci sarò con il cuore e con la mente», aggiunge. Altri due ministri di Area popolare, Gianluca Galletti e Beatrice Lorenzin, andranno invece di persona.
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