by GIULIANO FOSCHINI, la Repubblica | 12 Gennaio 2016 9:15
BARI. «Ci hanno scagliato in mare come sacchi…». «Mia moglie, non trovo più mia moglie…». Le voci della disperazione tornano a rimbombare nel Mediterraneo. Questa volta, nel canale d’Otranto, dove, nella notte tra domenica e lunedì, un gruppo di migranti è sbarcato sulle coste del Salento. Una donna è morta, quattro sarebbero i dispersi, una almeno mancherebbe sicuramente all’appello. Trentaquattro sono invece le persone messe in salvo: sette di loro (tra cui un bimbo di 10 anni e una donna incinta) sono ricoverate negli ospedali del Salento per contusioni e ipotermia.
Dal racconto fatto dai migranti agli investigatori, sono partiti dalla Turchia una decina di giorni fa. Hanno raggiunto via mare la Grecia, ma qui sono stati portati nell’entroterra dove hanno aspettato circa cinque giorni. «Poi siamo ritornati sulla costa — hanno spiegato ieri — non sappiamo dire in che località, sono serviti circa cinque ore di auto. Alcuni di noi sono stati portati in taxi ». Da qui a bordo di un motoscafo sono partiti alla volta dell’Italia. «Arrivati davanti alla costa, il mare era alto, ci hanno detto di scendere a più riprese» . Prima a Marina di Novaglie, in località Ciolo, dove un primo gruppo di migranti è stato trovato sugli scogli, poi a Leuca e, infine, a Felloniche dove i migranti sono stati ritrovati lungo una strada. «I primi sono riusciti ad arrampicarsi su alcuni scogli, gli ultimi sono stati invece buttati a mare dagli scafisti » che poi sono scappati. Tra di loro, c’erano sei donne, almeno a credere ai racconti dei superstiti: una è la vittima accertata, una donna somala di 32 anni, si chiamava Nesra, che indossava soltanto un paio di jeans arrotolati e un reggiseno, perché il maglione le era stato sfilato dal mare. Forse, dice un socorritore, è morta impigliata nel suo velo. I traghettatori, attorno alle 3.30 della notte, l’hanno scaraventata in acqua assieme alle altre sei. Alcune di loro — due almeno — sono state tratte in salvo. Mentre un uomo ha raccontato di aver visto sua moglie sparire nell’acqua. «Dov’è?» ha ripetuto per tutta la giornata, davanti allo scoglio di Felloniche, non lontano dal Capo. Ma le ricerche, per il momento, sono state vane. «Queste tragedie — ha detto il vescovo di Ugento, Vito Angiuli, giunto sul posto per assistere i migranti terrorizzati — dovrebbero portare tutti, soprattutto coloro che hanno la responsabilità politica, ad affrontare questi problemi, ad accelerare i passi, perché queste tragedie non accadano più. Non serve più solo dolore e pietà».
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