Tripoli: “Via al Trattato con l’Italia” Renzi: “Pronti a intervenire”

by VINCENZO NIGRO, la Repubblica | 29 Dicembre 2015 11:04

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La Libia rimane centrale nell’agenda della politica estera italiana. Ieri Matteo Renzi ha invitato a Palazzo Chigi il premier libico designato Fayez Serraj: è stata la prima visita a un governo europeo di Serray. Dal 17 dicembre è il capo di un governo riconosciuto dall’Onu ma ancora inesistente sul terreno. Serraj al momento presiede un “Comitato di presidenza” di 9 membri che dovranno scegliere all’unanimità il vero e proprio governo che dovrà insediarsi a Tripoli. Renzi ha ripetuto che «la nuova Libia potrà contare sul sostegno dell’Italia per la riabilitazione dei servizi essenziali, la creazione di solide premesse per lo sviluppo economico e sociale nonché per la stabilizzazione del Paese».
Renzi nel comunicato finale fa scrivere che «l’Italia è pronta a rispondere con tempestività, e nel necessario quadro di legalità internazionale, alle eventuali richieste di assistenza che la Libia dovesse rivolgere », ovvero conferma come fa da mesi che è pronta a guidare una missione militare Onu per stabilizzare l’area della capitale e addestrare nuovo esercito e nuova polizia.
Dopo l’incontro, con un suo comunicato, il premier libico riapre però una questione che l’Italia potrebbe avere imbarazzo a gestire, quella del “Trattato di amicizia Italia-Libia” che fu firmato nel 2008 da Gheddafi e Berlusconi. Il patto prevede che l’Italia costruisca un’autostrada costiera in Libia in cambio di posizioni favo- revoli nel campo petrolifero. Serraj dice «stiamo lavorando per riavviare il Trattato di amicizia e cooperazione: il trattato aiuterà le nostre riforme economiche e il ritorno degli investimenti stranieri». Auspica poi che presto l’Italia riapra ambasciata e consolato a Tripoli: secondo fonti diplomatiche, già da alcuni giorni la Farnesina e i servizi di sicurezza hanno iniziato a valutare il momento giusto per riaprire l’ambasciata, soprattutto per aiutare il nuovo governo libico con una presenza diplomatica immediata a Tripoli.

Ieri intanto gli attivisti di Anonymus su Twitter hanno sostenuto di essere riusciti a sventare un attentato terroristico sul suolo italiano: «Questo mese abbiamo lavorato in silenzio, abbiamo già sventato un attentato dell’Is in Italia e speriamo di bloccarne altri». La notizia è comparsa per la prima volta nei giorni di Natale sull’account Twitter ufficiale dell’Operazione Parigi (#OpParis), poi rimbalzata fino a essere confermata all’Ansa e con una mai a Repubblica. it. Ma non ci sono prove che sia stato sventato davvero un attentato.
Sul fronte iracheno il primo ministro Haider al Abadi ha salutato la riconquista della città sunnita di Ramadi dicendo che il 2016 «sarà l’anno della vittoria finale contro il Daesh: libereremo Mosul, e questo sarà il colpo decisivo e finale». Anche per il presidente francese Hollande la presa di Ramadi «è la più importante vittoria dall’inizio della lotta contro l’Is». Ma a Ramadi gli stessi americani ammettono che vi sono sacche di resistenza. Il segretario di Stato Kerry plaude alla vittoria dell’esercito iracheno, avvertendo che «anche se Ramadi non è ancora completamente al sicuro la bandiera dell’Iraq sventola e le forze nemiche hanno accusato una sconfitta ».
Una notizia dal fronte che contrasta l’Is arriva anche da archeologi e tecnici che ricostruiranno a New York e Londra l’antico arco del Tempio di Bel a Palmira, attaccato ad agosto dal Daesh. A Times Square e Trafalgar Square verranno installate due copie dell’arto prodotte con la più grande stampante 3D del mondo.
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