Sabrata L’Isis minaccia la «Palmira libica» tesoro di rovine romane sul mare

by Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera | 12 Dicembre 2015 10:35

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La notizia è di quelle che fanno paura: Isis avrebbe fatto irruzione a Sabrata, città ricca di resti archeologici sulla costa una settantina di chilometri a ovest di Tripoli e a circa sessanta dal confine con la Tunisia. Se fosse vero, sarebbe molto grave. Ma proprio per questo va letta con estrema cautela. Ci sono forze in Libia e tra i ranghi dell’estremismo islamico, e non solo, molto interessate a diffondere il panico. Forse non è un caso che il grido d’allarme giunga a ridosso del summit internazionale sulla Libia previsto domani a Roma.
In ogni caso, le informazioni che arrivano dal Paese sono come al solito confuse e corrispondono al caos imperante, dove i due governi rivali di Tobruk e Tripoli non solo restano in lotta tra loro, ma appaiono sempre più divisi internamente e in netta perdita di autorità. Con il risultato allarmante di lasciare spazio all’infiltrazione di Isis da Siria e Iraq, o di piccoli gruppi locali desiderosi di apparire molto più forti di quanto non siano in realtà.
Vediamo dunque di capire cosa accade. Le agenzie internazionali segnalano che una trentina di pick-up con la bandiera nera del Califfato sarebbero arrivati al cuore della città costiera piazzando posti di blocco volanti. E ciò in risposta al supposto arresto da parte di una milizia locale di un paio di suoi militanti, pare un tunisino e un libico appena tornato dalla Siria dopo aver combattuto volontario con gli uomini di Al Baghdadi. Ieri fonti locali segnalavano che si sarebbe trattato di un’azione più che altro dimostrativa. Tanto che, dopo aver liberato i loro militanti e consumato alcune brevi rappresaglie contro le milizie rivali, gli uomini di Isis avrebbero sgombrato il campo. Tra le tante preoccupazioni c’è anche quella per il sito archeologico.
Viste le barbare devastazioni in Siria e Iraq, è impossibile non ricordare che le rovine dell’antica città romana — con l’imponente teatro, il forum, le vie colonnate, le statue di marmo, il templi dedicati a Giove, Ercole, Iside, Serapide — sono tra le più belle del Mediterraneo meridionale. Qui, come del resto a Leptis Magna sulla strada verso Misurata e l’indimenticabile sito puntellato di teatri e un acquedotto funzionante dopo due millenni nella conca affacciata sul mare a Cirene, generazioni di archeologi italiani si sono succedute in missioni di scavo negli ultimi cento anni.
Impossibile non domandarsi se la furia cieca e distruttrice di Isis non stia per scatenarsi anche contro i gioielli dell’archeologia libica, che tanto hanno in comune con la storia e la cultura della civiltà mediterranea.
A rassicurare un poco resta comunque la ridda di informazioni contraddittorie. Secondo Libya Herald , uno dei più noti siti libici, a Sabrata si starebbero facendo la guerra milizie locali e il gruppo islamico di Ansar al Shariah.
I militanti di Isis costituirebbero tuttora forze isolate. Elemento, questo, abbastanza credibile, visto che la roccaforte centrale di Isis nel Paese resta Sirte, quasi 500 chilometri più a est.
La zona di Sabrata è inoltre circondata dalle milizie legate alla minoranza berbera asserragliata sulle montagne di Nafusa e nella cittadina di Zintan. E questa è alleata con il governo di Tripoli, motivata dalla necessità di controbattere alla deriva jihadista.
Tante sarebbero dunque le difficoltà per Isis di espandersi sulla costa verso ovest, che punterebbe ora più a oriente. Da Bengasi segnalano la ripresa dell’offensiva jihadista attorno ad Ajdabia, dove sono anche importanti terminali petroliferi al momento paralizzati.
Lorenzo Cremonesi
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