Migranti, l’Italia sotto accusa «Solo un terzo è in regola»
by Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera | 11 Dicembre 2015 10:11
ROMA «Malgrado gli sforzi compiuti dall’Italia per ampliare la capacità di rilevamento delle impronte digitali di cittadini di paesi terzi o apolidi, le statistiche continuano a mostrare ampie discrepanze nei dati trasmessi al sistema centrale dell’Eurodac». È duro l’atto di accusa della Commissione europea che apre la procedura d’infrazione contro il nostro Paese in materia di immigrazione. Anche perché evidenzia l’elargizione di fondi decisa proprio per sostenere l’Italia in un momento di emergenza e questo fa presumere, qualora si arrivasse davanti alla Corte, che la sanzione potrebbe essere molto alta. Non a caso il presidente del Consiglio Matteo Renzi attacca: «L’Europa non sta facendo tutto quello che deve. Noi avvieremo 5 hotspot, ma non è partita la relocation come vorremmo. Noi possiamo fare anche senza l’Europa, è l’Europa che non può fare senza se stessa, e non basta lavarsi la coscienza dando soldi a qualche Paese». Alta tensione che potrebbe raggiungere livelli di scontro se è vero, come anticipa il Financial Times , che la stessa Commissione ha già messo a punto un piano per l’istituzione di una polizia di frontiera europea anche senza l’accordo degli Stati. Sarebbe il tentativo di salvare un trattato di Schengen ormai saltato visto il ripristino dei controlli deciso dopo le stragi di Parigi.
Registrati solo
un terzo
Scrive la commissione: «Dal 20 luglio 2015, quando è entrato in applicazione il regolamento Eurodac, fino alla fine di novembre 2015, i dati relativi agli arrivi irregolari mostrano che 65.050 cittadini di paesi terzi sono giunti via mare e le statistiche dell’Eurodac mostrano che sono state rilevate le impronte digitali di soli 29.176 cittadini di paesi terzi. Considerando anche i dati aggregati dal 1° gennaio al 30 novembre 2015, i dati di Frontex, confermati dalle autorità italiane, mostrano che l’Italia ha accolto 144.186 arrivi irregolari di cittadini di paesi terzi, ma le statistiche di Eurodac indicano che, nello stesso lasso di tempo, solo 50.822 cittadini di paesi terzi sono stati sottoposti al rilevamento delle impronte digitali». Si tratta di cifre che i vertici del Viminale — il direttore del dipartimento Immigrazione Mario Morcone e il capo della polizia Alessandro Pansa — hanno già contestato con una relazione trasmessa il 4 dicembre scorso nella quale si sottolinea come in realtà «51.599 stranieri sono stati fotosegnalati per ingresso illegale e 63.080 per la richiesta di asilo». Una spiegazione che evidentemente non è apparsa sufficiente.
Già elargiti
530 milioni
Nel dossier si fanno i conti degli stanziamenti concessi all’Italia, evidentemente per evidenziare come i soldi non siano stati spesi bene. E infatti si sottolinea come il nostro Paese «dispone di 530 milioni di euro, sostegno finanziario che consentirà di aumentare le proprie capacità in aree quali i centri di accoglienza, le decisioni in materia di asilo, l’integrazione, i rimpatri, incluso in materia di centri di trattenimento e detenzione, controllo e sorveglianza dei confini e lotta alla criminalità coinvolta nel contrabbando e traffico di esseri umani. In aggiunta, 13,7 milioni di euro sono stati accordati nell’ambito di due misure di carattere emergenziale per la capacità di accoglienza e per l’accoglienza di minori non accompagnati, e 5,5 milioni di euro sono stati accordati per sostenere gli sforzi dell’Italia in materia di servizi di interpretariato e di assistenza medica durante le operazioni di ricerca e soccorso».
Il piano di
«relocation»
La Commissione ricorda anche di aver «proposto due meccanismi di ricollocazione di emergenza a favore dell’Italia e della Grecia, grazie ai quali sarebbero ricollocati in tutto 39.600 richiedenti protezione internazionale dall’Italia in altri Stati membri». È uno dei punti sui quali l’Italia batterà nelle controdeduzioni proprio per dimostrare che gli accordi non sono stati rispettati. Nonostante le promesse sono infatti poco più di 200 i migranti trasferiti in altri Paesi e questo basta a dimostrare che in realtà il progetto di cooperazione è ormai fallito. Commenta il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli: «La Commissione colpisce l’Italia e offre sponda a quanti in questi anni chiedevano respingimenti e chiusure delle frontiere in un momento in cui il vento nazionalista torna a soffiare con prepotenza».
Fiorenza Sarzanini