«Il numero è impressionante. Ma ciò che lo rende del tutto anomalo è il fatto che per trovare un’analoga impennata della mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre risalire agli anni tra il 1915 e il 1918», scrive sul sito di demografia Neodemos il professor Gian Carlo Blangiardo. «Certo, si tratta di dati provvisori, ma negli anni scorsi l’Istat ha sempre confermato alla fine dell’anno i numeri pubblicati mensilmente. Magari ci saranno correzioni, ma nell’ordine di alcune centinaia di casi. L’unità di grandezza che ci aspetta è quella», chiarisce il docente. Nel 2013 e nel 2014, tra l’altro, il numero dei morti era calato, ma sempre di poco: mai si erano raggiunte percentuali in doppia cifra.
Che cosa sta succedendo? Non è ancora chiaro. Anche Agenas, l’agenzia sanitaria delle Regioni, ha deciso di avviare un approfondimento. «Stiamo lavorando per dare una spiegazione a questo fenomeno», dice il direttore Francesco Bevere. I ricercatori raccolgono i dati dei decessi negli ospedali, perché in quel modo è più semplice risalire alle cause. Sono già state contattate alcune Regioni, tra le quali l’Emilia Romagna e la Lombardia, che avrebbero confermato tassi di crescita dei decessi in corsia in linea con quelli registrati dall’Istat sulla popolazione generale.
Per ora si può lavorare solo sui nuneri mensili, ma anche quelli possono essere comunque utili. Intanto, gli incrementi maggiori si sono avuti a gennaio, febbraio e marzo (+6, +10 e +7mila morti rispetto all’anno precedente). Si tratta dei mesi più freddi, quelli in cui colpisce l’influenza. Come noto, l’anno scorso la vaccinazione è calata molto a causa di un allarme poi rivelatosi falso partito dall’Aifa riguardo ai vaccini. Difficile però che la malattia stagionale da sola abbia prodotto effetti di quelle dimensioni. La conta dell’Istituto superiore di sanità si è fermata a quota 8mila morti provocati dal problema con la vacinazione. E la crescita dei decessi non si giustifica neanche con l’invecchiamento della popolazione, che secondo Blangiardo può essere responsabile di un incremento di circa 15mila morti l’anno. Un altro mese che ha segnato una differenza importante, circa 10mila casi, è luglio. Ma il caldo quest’anno non è stato particolarmente pesante. Insomma, il giallo delle morti in Italia non è risolto. E sullo sfondo c’è un timore, sollevato sempre su Neodemos. Che la crisi economica e i tagli al Welfare c’entrino qualcosa. Ci vorranno mesi di studio per capire se davvero tra le cause della “nuova guerra” ci sono anche queste.