«È terribile, sono scosso, la ministro per l’integrazione signora Inger Stoejberg è semplicemente una stupida, spera di vincere voti di destra e umori xenofobi, ma presentando questa proposta oscena ha commesso persino un errore imperdonabile», spiega durissimo il grande giallista Jussi Adler Olsen, massimo scrittore danese contemporaneo. E aggiunge: «Chiedendo agli sventurati migranti di cedere i gioielli e gli averi, si è persino permessa di mentire. Ha detto che le leggi danesi impongono già lo stesso ai cittadini del regno. Eh no: i danesi che chiedono aiuti del welfare devono disfarsi di grandi patrimoni, come investimenti in banca o immobili, non certo di gioielli e argenteria di casa. Confido che il paese e il mondo diranno di no alla sua orrida stupidità. Ma certo il danno all’immagine del paese è fatto, la memoria corre inarrestabile ai ricordi più bui».
La paura dell’ondata di migranti domina la politica danese già da prima delle elezioni dell’estate scorsa, in cui la destra guidata da Lars Loekke Rasmussen e i populisti xenofobi del Dansk Folkeparti spodestarono la premier laburista Helle Thorning-Schmidt. Ella stessa aveva tentato di restare al potere promettendo la linea dura. Dopo la svolta, Copenaghen ha lanciato a livello mondiale una campagna per spaventare gli aspiranti profughi: «Non venite da noi, si vive male, è durissimo ».
La proposta di legge è implacabile. La polizia del regno dovrà essere autorizzata a perquisire ogni aspirante profugo o esule per fare l’inventario di tutto ciò che egli possiede, dice il testo. E sulla base di quell’inventario, sarà possibile esigere da loro di cedere ai pubblici poteri ogni avere del valore a partire da 3.000 corone (402 euro), per contribuire a finanziare i costi che i migranti causeranno al welfare danese. «Soltanto fedi nuziali, orologi od oggetti di alto valore sentimentale-emotivo in quanto ricordi familiari o personali potranno essere esentati dalla confisca», ha precisato la ministro.
La legge, dicono gli esponenti del Venstre (il partito del premier Rasmussen, appunto) e gli xenofobi del Dansk Folkeparti, dovrebbe appunto passare a febbraio: tempo di festeggiare natale e capodanno, poi man bassa su oro e gioielli dei migranti.
«È pazzesco, talmente pazzesco che non si capisce nemmeno se sia una minaccia a vuoto per spaventare gli stranieri, come quelle della propaganda all’estero che dipinge la Danimarca a tinte fosche, o se favvero facciano sul serio», ha dichiarato al Washington Post Zachary Whyte, ricercatore dell’Università di Copenaghen specializzato sui problemi dell’asilo politico e dell’integrazione dei migranti. E fa notare un dettaglio: «In generale gli aspiranti esuli o migranti non arrivano da noi con grandi quantità di contanti, né con gioielli di valore, quindi oltre che crudele questa misura sarebbe inutile rispetto all’obiettivo di batter cassa».
Ma il vento xenofobo investe ormai anche i paradisi scandinavi. La Danimarca in parte più di altri: tagli ai sussidi e restrizioni al diritto di residenza sono già operative, sebbene gran parte di chi arriva vuol poi proseguire per la Svezia. «Dalla Danimarca alla Svezia: l’itinerario sognato da tanti migranti dovrebbe ricordarci quel nostro momento di gloria, quando noi occupati dalla Wehrmacht portammo in salvo in barca gli ebrei nella Svezia neutrale, che oggi stiamo calpestando e dimenticando”, dice un’alta fonte dell’intelligentsija danese.