by Anna Maria Merlo, il manifesto | 24 Dicembre 2015 9:17
Riforma costituzionale in Francia. Hollande lacera la sinistra. Front de Gauche, verdi e parte del Ps indignati per la proposta di privazione della nazionalità per i bi-nazionali condannati per terrorismo nati francesi. “E’ una vittoria ideologica del Fronte nazionale”. La ministra Taubira in difficoltà
PARIGI. Una lacerazione nella sinistra e nei suoi valori. E, peggio ancora, uno strappo nella Carta dei diritti fondamentali, con una rimessa in causa dello jus soli a livello costituzionale.
Ieri, è stata presentata in Consiglio dei ministri la riforma della Costituzione, che sarà sottoposta al voto dell’Assemblea dal 3 febbraio prossimo e in seguito passerà al vaglio del Senato.
La riforma contiene due proposte dirompenti, decise sull’onda dell’emozione e della paura create dagli attentati del 13 novembre: l’introduzione dello stato d’emergenza nella Costituzione e l’estensione della possibilità di ritirare la nazionalità francese a tutti i cittadini con un doppio passaporto, anche coloro che sono nati francesi, in caso di condanna definitiva per terrorismo.
Hollande ha voluto dare una prova di forza, mostrare che «mantiene la parola», spiegano al governo, dopo il discorso marziale fatto di fronte al Congresso (Assemblea e Senato riuniti) lo scorso 22 novembre.
La ministra della giustizia, Christiane Taubira, che alla vigilia in un’intervista a una radio algerina aveva assicurato che la riforma costituzionale non avrebbe contenuto la privazione della cittadinanza per i bi-nazionali nati francesi. è messa in scacco, anche perché dovrà difendere la proposta che non approva. L’opposizione chiede le sue dimissioni.
La Francia si mostra con il volto di Hobbes. La costituzionalizzazione dello stato d’emergenza mira soprattutto ad evitare che la decisione del governo di imporre uno stato d’eccezione nel paese possa venire contestata come anti-costituzionale. Oggi in Francia vige lo stato d’emergenza, imposto il giorno dopo gli attentati del 13 novembre e riconfermato per tre mesi (fino al 26 febbraio) dal parlamento, senza che questa misura sia inscritta nella Costituzione. Il governo, sulla scia dell’emozione sollevata dal massacro del 13 novembre e a causa della “minaccia” terroristica che sussiste, ha evitato espressamente che ci fossero eventuali ricorsi sulla costituzionalità, ma con la riforma proposta evita definitivamente questo rischio per il futuro. Valls ha annunciato che la fine dello stato d’emergenza non è vicina: «Il rischio non è mai stato così grande» di nuovi attentati, un migliaio di francesi combattono in Siria o in Iraq per la jihad. L’impossibilità di contestare l’imposizione dello stato d’emergenza apre nel futuro la porta a tutte le derive: eludendo il potere giudiziario, la polizia potrà proibire, per esempio, le manifestazioni, invocando il rischio per l’ordine pubblico. Le quasi 3mila perquisizioni e i domiciliari decisi in modo extragiudiziario contro dei militanti ecologisti durante la Cop21 hanno già mostrato all’opera queste derive.
Sulla privazione della nazionalità, Valls ha ammesso che si tratta di una «misura simbolica». Il primo ministro è stato dubbioso fino all’ultimo su questa decisione, contestata da Taubira ma appoggiata nel governo dalla «guardia ravvicinata» di Hollande (Jean-Yves Le Drian ministro della Difesa, Ségolène Royal, responsabile dell’Ecologia). Valls chiede l’union sacrée contro il terrorismo a tutte le forze politiche, ma il dibattito all’Assemblea sarà infuocato e il risultato resta incerto, visto che ci vogliono i due terzi dei voti per una riforma costituzionale. Il Ps è spaccato, molti parlamentari voteranno contro, l’ala sinistra è indignata e la direzione si è limitata a pubblicare un comunicato laconico: «Il governo segue il parere del Consiglio di stato», che aveva dato il via libera alla costituzionalizzazione dello stato d’emergenza, avvertendo però che sarebbe servito a poco. Il Front de gauche e Europa Ecologia si opporranno, i Verdi parlano di «scandalo assoluto».
La destra dovrebbe votare a favore, anche se ora molti chiedono di andare ancora più lontano. Florian Philippot, candidato sconfitto alla presidenza dell’Alsazia-Lorena-Champagne, ha annunciato un probabile voto favorevole dei parlamentari di estrema destra (2 deputati, 2 senatori) e ha sottolineato che Hollande si «marinizza», cioè riprende le idee di Marine Le Pen. «È il risultato del voto delle regionali» afferma la leader frontista.
L’economista Thomas Piketty ha riassunto l’indignazione che sta sollevando la proposta di riforma della Costituzione: «All’incompetenza economica ecco che il governo aggiunge l’infamia. Non contento di essersi sbagliato su tutta la linea sulla scelta delle politiche economiche fin dal 2012, con il risultato di un aumento della disoccupazione e della xenofobia, ecco che il governo francese si mette a correre dietro al Fronte nazionale imponendo una misura di privazione della nazionalità che la sinistra ha sempre combattuto, creando un’ineguaglianza insopportabile e stigmatizzante — oltre ad essere totalmente inutile e inefficace nella lotta al terrorismo – per milioni di francesi nati in Francia, il cui solo torto è di aver acquisito nel corso della vita una seconda nazionalità per ragioni famigliari».
Oggi, la privazione di nazionalità in caso di condanna per terrorismo è prevista per i soli naturalizzati da meno di 15 anni con doppio passaporto.
Il deputato socialista Pascal Cherqui voterà contro: «Come combattere l’estrema destra riprendendone il programma?». Cherqui ricorda il precedente del regime di Vichy, quando Pétain aveva abrogato i decreti Crémieux che nel 1870 avevano dato la nazionalità francese agli ebrei d’Algeria (ma non agli arabi), una decisione che ha poi favorito la deportazione. La giustizia d’eccezione ha anche un riferimento a Vichy con i tribunali speciali, allora istituiti per gli anarchici e i comunisti. Olivier Dartigolles, portavoce del Pcf, parla di «catastrofe per i valori di sinistra, nella sostanza e nella forma», di «momento doloroso per la République» e denuncia un «correre dietro al Fronte nazionale per i giochi politici del 2017». È una mossa tattica di Hollande per mettere in difficoltà la destra e assicurarsi un posto al ballottaggio alle presidenziali, contro Marine Le Pen? «Miserabile e perdente», taglia corto un socialista dell’ala sinistra.
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