Clima, la svolta del 2015 “Il mondo inquina meno”

by ELENA DUSI, la Repubblica | 8 Dicembre 2015 11:11

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C’è un raggio di luce nell’anno nero del clima. Questo 2015, candidato a diventare l’anno più caldo da quando esistono le registrazioni della temperatura e che ha toccato il record di anidride carbonica nell’atmosfera degli ultimi 800mila anni, si chiude con una buona notizia. Le emissioni di CO2 nel mondo sono calate, ancorché di poco. È la prima volta che accade, fatta eccezione per un declino nel 2008 causato dalla recessione economica.
Negli ultimi due anni, nonostante la crescita al di sopra del 3% del Pil mondiale, le emissioni sono dapprima rallentate (+ 0,6% nel 2014) e oggi diminuite (- 0,6% nel 2015). La stima arriva dalla rivista Nature Climate Change, si basa sui dati raccolti fino a ottobre dal Global Carbon Project e resi pubblici ieri. In tutto il decennio precedente la curva dell’anidride carbonica prodotta da combustibili fossili e industria aveva puntato verso l’alto con un tasso medio annuo del 2,4%.
“La diminuzione delle emissioni è in buona parte attribuibile al calo del consumo di carbone in Cina” spiega lo studio. Ma anche a “una domanda di petrolio e gas inferiore alla media” e “alla continua crescita delle rinnovabili”. Anche in quest’ultimo settore, è ormai Pechino a decidere (o quasi) le sorti del mondo. Il Paese che da solo è responsabile di poco meno di un quarto delle emissioni, che emette quasi il doppio della CO2 degli Stati Uniti e che nell’ultimo decennio aveva pompato anidride carbonica nell’atmosfera a un tasso di crescita del 6,7% all’anno, dal 2013 ha iniziato a cambiare passo. Oggi è il più grande produttore mondiale non solo di energia idroelettrica (con la diga delle Tre Gole simbolo di questo primato), ma anche di energia eolica. Ha installato la più grande superficie di pannelli fotovoltaici al mondo e ha affidato alle fonti rinnovabili più della metà (il 58%) della domanda di nuova energia dal 2013 a oggi. Per il 2015 il calo delle sue emissioni è stimato al 4%.
In passato la riduzione della produzione di CO2 era avvenuta, per periodi brevi, dopo il crollo dell’Urss e in coincidenza con lo scoppio della bolla delle “dot com” alla fine degli anni ’90. Il fatto che la buona notizia di oggi sia arrivata nonostante la crescita economica, a dispetto dellostallo del nucleare e sia basata almeno in parte – su un aumento delle rinnovabili, rende ottimisti gli autori dello studio di Nature, che scrivono: “La stasi delle emissioni nel 2014 e nel 2015 era inattesa”, anche se “è troppo presto per dire che rappresenta un punto di svolta”.
Ma se non è ancora l’inizio della fine, gli esperti sperano almeno che sia la fine dell’inizio. I gas serra hanno infatti tempi di permanenza nell’atmosfera di decenni e – continuano gli autori – “le emissioni globali impiegherebbero comunque molti anni ancora per diminuire in modo significativo”. Corinne Le Quéré dell’università dell’East Anglia, una delle autrici dello studio, ricorda che «abbiamo ancora una montagna da affrontare. Può darsi che sia diventata un po’ meno ripida, ma è sempre una montagna». I gas serra continuano a impregnare l’atmosfera al ritmo di 68 milioni di chilogrammi al minuto e Pechino ha preso l’impegno formale di diminuire le sue emissioni solo a partire dal 2030.
Nonostante il calo della produzione di CO2 sia in corso in Europa da un decennio con la media del 2,4% all’anno e negli Stati Uniti sia iniziato, come a Pechino, nel 2015, l’India pesa sul futuro del pianeta come una bomba a orologeria. Le sue emissioni oggi assomigliano a quelle della Cina negli anni ‘90. E Nuova Delhi – che ha una quantità irrisoria di energia solare – deve ancora connettere 300 milioni di persone alla rete elettrica. Non è un caso che il suo premier Narendra Modi abbia adottato a Parigi posizioni bellicose.
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