Obama, Hollande e la sindrome di Donald Trump

by FEDERICO RAMPINI, la Repubblica | 28 Dicembre 2015 9:47

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DEPORTAZIONI di immigrati clandestini: l’Amministrazione Obama sembra rispondere alla campagna xenofoba di Donald Trump con un giro di vite sugli stranieri senza permesso di soggiorno. In Francia François Hollande e Manuel Valls vogliono togliere la cittadinanza ai francesi convertitisi alla jihad: una mossa criticata a sinistra, interpretata come un goffo tentativo di togliere consensi al Fronte Nazionale.
The Guardian lancia il tema della “Generazione Apolide”: denuncia il fatto che un popolo di bambini nati in Europa da profughi siriani, rischia di restare per sempre senza un passaporto, senza identità, senza i diritti che si associano alla cittadinanza. Obama-Hollande: tra le due sponde dell’Atlantico, in situazioni molto diverse, la sinistra deve affrontare un’ondata xenofoba. Lo Stato Islamico detta l’agenda del dibattito politico.
LE PAURE che suscita costringono ad aggiornare ogni posizione sull’Islam, sugli immigrati, sul diritto di asilo. Nella revisione della Costituzione francese — decisa dopo la strage terroristica del 13 novembre — compare la “decadenza dalla cittadinanza”. La sanzione colpirebbe quei francesi dotati di doppia cittadinanza che vengono condannati per terrorismo. L’effetto pratico è modesto: per chi abbraccia la jihad ed è pronto a morire per un attentato, la prospettiva di perdere la nazionalità francese non sarà un deterrente. Non è neppure una sanzione nuova. Fu introdotta negli anni Trenta: tra la guerra civile spagnola e l’avanzata del nazismo in Germania (ma fa venire i brividi ogni analogia fra l’epoca che viviamo e gli anni Trenta). Per i critici da sinistra quello che preoccupa della proposta Hollande-Valls è lo spirito. Cioè il tentativo di ridurre la presa del Fronte Nazionale assecondandone almeno in parte le pulsioni. È il modo più efficace per contrastare la xenofobia?
A Washington il governo prepara un giro di vite contro i clandestini. Centinaia di famiglie potrebbero essere deportate in poco tempo, se l’Immigration Service stabilisce che sono entrate illegalmente. Anche in America si levano vibrate proteste da sinistra. Le associazioni umanitarie denunciano il fatto che tra gli espulsi potranno finire donne e bambini che fuggivano dalle violenze del Centroamerica. Il candidato della sinistra radicale alla nomination democratica per la Casa Bianca, Bernie Sanders, si dice «profondamente turbato». Anche Hillary Clinton prende le distanze dalla Casa Bianca. La sua portavoce precisa: «Hillary Clinton crede che ciascuno deve avere diritto a un procedimento legale che ne ascolti le ragioni. L’America dà asilo a chi ne ha bisogno. Dobbiamo essere guidati da uno spirito di umanità e di generosità». Un anno e mezzo fa, però, la stessa Clinton fu più dura. Era l’estate del 2014, improvvisamente aumentarono i flussi di clandestini minorenni che attraversavano la frontiera col Messico. Allora la Clinton invocò controlli severi «per mandare un messaggio di fermezza ai familiari, perché non lancino dei bambini verso un viaggio pericoloso e potenzialmente mortale».
Nei 12 mesi dall’ottobre 2014 al settembre 2015, l’Amministrazione Obama ha deportato verso i Paesi d’origine 235.413 stranieri senza permessi di soggiorno. È il numero più basso da 8 anni, ed è una goccia nel mare degli 11 milioni di clandestini. «Ci concentriamo sui pregiudicati, sui delinquenti noti, non sulle famiglie », precisano dall’Immigration Service. Tant’è, a ottobre e novembre il ritmo delle espulsioni si è triplicato. Perciò Trump canta vittoria, lui che propone di deportare in massa tutti gli 11 milioni di clandestini, e di costruire un Muro invalicabile al confine col Messico. Il magnate immobiliare, in testa ai sondaggi per la nomination repubblicana, si attribuisce questo cambiamento: «Avevo ragione, anche il presidente è costretto a seguirmi».
Obama non è sospetto di cedimenti a quella xenofobia di cui lui stesso fu vittima: proprio Trump nel 2012 alimentò la falsa leggenda su un Obama ineleggibile ed usurpatore in quanto nato all’estero (Kenya). Il giro di vite sui clandestini sembra un tentativo di togliere alla destra pretesti per descrivere i democratici come lassisti, permissivi, colpevoli di dis-applicare le leggi americane. Ogni Paese ha il diritto di stabilire le regole sull’accoglienza degli immigrati e di farle rispettare. Se la sinistra viene associata all’incubo di uno Stato che rinuncia al controllo sui propri confini, si condanna alla disfatta.
Resta una differenza sostanziale tra Europa e Stati Uniti. È messa in luce dall’inchiesta di The Guardian sulla Generazione Apolide. L’Unione europea ha regole restrittive sull’accesso alla cittadinanza. In Italia molti bambini di immigrati sono già di fatto in un limbo, perdono le radici identitarie del Paese d’origine, molto prima che gli sia consentito di diventare italiani. Gli Stati Uniti hanno un percorso per la Green card(residenza permanente), a cui segue dopo soli cinque anni il diritto semi-automatico a ottenere la cittadinanza. Sono una fabbrica di cittadini, dove l’immigrato acquisisce rapidamente il diritto di voto. È questo un ancoraggio efficace ai valori della società multietnica, pluralista e tollerante. È l’antidoto che lascia sperare che la febbre Trump sia una brutta ma temporanea malattia; mentre in Europa la vasta popolazione condannata ad essere “straniera a vita” non ha peso nei risultati elettorali.
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