ROMA. Mattarella firma i decreti di grazia per due 007 americani del clamoroso sequestro di Abu Omar, è un provvedimento che assume anche «una forte carica simbolica come riconoscimento al nuovo corso nelle politiche di sicurezza della Casa Bianca ». Non avrà, comunque, nessuna conseguenza pratica nella scarcerazione dei due, «perché gli ex agenti della Cia dopo i fatti di cui sono accusati non hanno più messo in piede nel nostro paese, e negli Usa sono sempre stati in libertà». Dal Quirinale filtra questa doppia chiave di lettura per la decisione del presidente Mattarella di concedere la grazia alle due superspie della Cia coinvolte nel 2003 nel rapimento a Milano dell’imam Abu Omar. Il presidente della Repubblica ha “tagliato“ due anni (da nove a sette da scontare) all’ex capo della “stazione milanese” dell’Agenzia, Robert Seldon Lady. Grazia completa invece per la 007 in gonnella Betnie Medero, con cancellazione dei tre anni e dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici che gli era stata inflitta dalla Corte di appello di Milano come pena accessoria. Mattarella ha inteso così «riequilibrare» le pene comminate ai due rispetto agli altri della “spedizione“ di viale Jenner. Ma, appunto, né l’uno né l’altra, come del resto nessuno delle 24 spie americane condannate per la “extraordinary rendition“ ha mai trascorso un giorno in cella in Italia. Napolitano, due anni fa, aveva già graziato il colonnello Joseph Romano, il capo della base di Aviano dove venne condotto Abu Omar prima di finire rinchiuso in Egitto, dove fu anche torturato. I vertici dei servizi italiani, Pollari e Mancini, dopo una prima condanna, sono stati prosciolti in Cassazione.
Sergio Mattarella ha firmato ieri pure un terzo decreto di grazia, per Massimo Romani, che in Thailandia era stato condannato a quaranta anni per detenzione di stupefacenti, dal 2008 in carcere prima nel paese asiatico e poi in Italia. Per lui si spalancheranno adesso le porte della cella, in considerazione della «pena abnorme» rispetto alla legislazione italiana che gli era stata inflitta in Thailandia.
Nella concessione dei provvedimenti di clemenza ai due funzionari dell’intelligence americana, nelle considerazioni di Sergio Mattarella hanno pesato – accanto al nulla osta arrivato dal ministero di Grazia e Giustizia – anche le valutazioni sul cambio di rotta dell’amministrazione Obama. Il capo dello Stato ha considerato la circostanza che «gli Stati Uniti, con Obama, hanno interrotto la pratica delle extraordinary renditions, giudicata dall’Italia e dalla Ue non compatibile con i principi fondamentali di uno Stato di diritto». E un peso nelle decisioni di Mattarella, che a febbraio volerà negli Usa, ha avuto di riflesso anche la vicenda dei due nostri marò. Un provvedimento di grazia che il capo dello Stato spera possa essere da esempio per le autorità indiane e che comunque dovrebbe mettere gli americani dalla nostra parte, nel lungo braccio di ferro internazionale per liberare Girone e Latorre.