Migranti e rifugiati, superato il milione di arrivi
La cifra record è stata raggiunta e subito superata lunedì: 1.005.404. Sono i migranti e rifugiati arrivati quest’anno in Europa, uomini, donne e bambini che nella stragrande maggioranza dei casi sono fuggiti da guerre e persecuzioni nella speranza di trovare qui, sull’altra sponda del Mediterraneo, un futuro migliore. Una massa enorme di persone che in 12 mesi ha messo in crisi l’Unione europea sbattendole in faccia tutte le sue debolezze e ipocrisie e costringendola a fare i conti con gli egoismi nazionali. Al punto che lo stesso presidente del parlamento europeo Martin Schulz non ha esitato a parlare di un’Europa ormai prossima al collasso se non sarà capace di ritrovarsi al più presto come vera comunità politica.
Ad annunciare il superamento del milione di profughi e immigrati è stata ieri l’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim) ricordando come rispetto a solo un anno fa il numero delle persone in fuga sia quadruplicato, confermandosi così come il più imponente che ha investito l’Europa occidentale dalla fine dalle guerre degli anni ’90 nell’ex Jugoslavia. Numeri che testimoniano anche l’aggravarsi dei conflitti in Medio oriente, a partire da quello siriano. La maggior parte dei profughi, 455 mila, arriva infatti da quel paese devastato da cinque anni di guerra civile, intere famiglie e che dopo aver aspettato nei campi allestiti in Giordania, Libano o Turchia di poter tornare nelle proprie case, alla fine hanno rinunciato alla speranza e si sono messe in marcia. E con loro afghani (20% del totale), iracheni (7%) ed eritrei. Molti, purtroppo, sono anche coloro che non ce l’hanno fatta: 3.695 sono i migranti affogati o che risultano dispersi nel 2915 nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. E di questi, stando ai dati forniti dalla Fondazione Migrantes, ben 700 erano bambini. «Non è sufficiente contare il numero di coloro che arrivano o dei quasi 4.000 dati per dispersi o affogati. Dobbiamo anche agire», ha detto ieri il direttore generale dell’Oim William Lacy Swing. «La migrazione deve essere legale, sicura e protetta per tutti, i migranti stessi e i paesi che diventeranno la loro nuova casa».
Interi popoli in fuga. Il 2015 si conferma come il loro anno, e non solo per quanto riguarda l’Europa. L’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, solo pochi giorni fa ricordava come siano ormai 60 milioni in tutto il mondo le persone che sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni spinte dalla necessità di fuggire a persecuzioni e guerre, ma anche alle catastrofi ambientali che affliggono il pianeta. Il 45% in più rispetto a soli quattro anni fa, ricorda sempre l’Unhcr, il numero più alto mai registrato dalla fine della seconda guerra mondiale. La crisi è così imponente che il presidente degli Stati uniti ha annunciato di voler dedicare proprio al tema di profughi un summit straordinario da tenere a settembre del 2016.
Per quanto riguarda l’Europa, sono sei i paesi dai quali sono avvenuti gli ingressi: Grecia, Bulgaria, Italia, Spagna, Malta e Cipro. La maggior parte dei profughi, circa 800 mila, è arrivata dal mare partendo dalla Turchia e sbarcando in Grecia per poi da lì risalire l’Europa lungo la rotta balcanica passando attraverso Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria fino ad arrivare in Germania e Svezia. Un viaggio non privo di rischi e ostacoli, durante il quale i migranti hanno dovuto fare i conti con l’ostilità di governi come quello ungherese o polacco tutt’altro che disponibili ad accoglierli, e che per fermarli non hanno esitato ad alzare muri ai propri confini.
Ostacoli che non sono però riusciti ad arginare il flusso dei migranti, che continuano a partire. E purtroppo anche a morire L’ultimo naufragio è avvenuto ieri sempre nel tratto di mare che separa la Turchia dalla Grecia dove un barcone con 18 persone a bordo si è rovesciato al largo di Kusadasi: a morire, questa volta, sono stati in undici, tra i quali tre bambini.
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