Spagna , vince Rajoy ma senza maggioranza “Proverò a governare”

Spagna , vince Rajoy ma senza maggioranza “Proverò a governare”

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MADRID. E’ l’addio al bipartitismo, la fine delle maggioranze assolute, l’inizio della politica “all’italiana”. Vince Mariano Rajoy, ma a tarda notte il suo Partito Popolare non ha ancora ben chiaro se, e cosa, ci sia da celebrare. A mezzanotte, sul balcone della sede di Calle Génova, sorriso che nasconde una certa inquietudine, il premier assicura che cercherà di formare un governo con una «maggioranza stabile».
Impresa difficile. Tracollo nel numero di voti, con poco più del 28 per cento contro il 44,6 che quattro anni fa gli diede la maggioranza assoluta, e oltre 60 seggi in meno: appena 123, lontanissimo dalla possibilità di formare un esecutivo seppure dovesse ottenere l’appoggio dei centristi di Ciudadanos, incapaci di mantenere le aspettative che li davano fino all’ultimo in corsa per una posizione di primissimo piano nello scenario politico. I dirigenti della formazione arancione sprizzano comunque entusiasmo perché, comunque, fanno irruzione nel Parlamento neppure dodici mesi dopo essersi trasformati, da partito locale radicato solo in Catalogna, in movimento di carattere nazionale.
Con 40 seggi e poco più del 13 per cento dei suffragi, Albert Rivera perde comunque nettamente la battaglia con l’altra forza emergente, Podemos, che canta vittoria nonostante non sia riuscito a strappare al Psoe la leadership della sinistra spagnola. «E’ nata una nuova Spagna, si inaugura una nuova fase politica nel nostro paese», esulta Pablo Iglesias, commentando quei 69 seggi e il 20,5 per cento dei voti che tuttavia mantengono la formazione “viola” a debita distanza dai socialisti. Podemos ha vinto in due regioni importanti: la Catalogna e il Paese basco.
Il partito che ha guidato per 21 anni la Spagna del post-franchismo con Felipe González e José Luis Rodríguez Zapatero, spera ora di poter sospingere verso la Moncloa Pedro Sánchez (che comunque riconosce a Rajoy il diritto di tentare di formare un esecutivo) che è riuscito a evitare un tracollo temuto fino all’ultimo: 90 seggi, 20 in meno rispetto al risultato ottenuto quattro anni fa da Rubalcaba (che fu già il peggiore mai ottenuto dal Psoe) sono comunque un risultato valutato positivamente nella sede centrale di Calle Ferraz: sia perché i socialisti si confermano al secondo posto come consistenza del gruppo parlamentare alle Cortes nonostante l’irruzione sulla scena di Podemos, sia perché possono aspirare con qualche possibilità di successo a formare una maggioranza più coesa di quella che potrebbe essere in grado di costruire il Partito Popolare. Sullo sfondo, oltre al modesto risultato (2 seggi) di Izquierda Unida, c’è comunque il cospicuo pacchetto di voti e seggi distribuito tra le forze nazionaliste e indipendentiste catalane e basche, che potrebbero risultare fondamentali per garantire – se non con un sostegno diretto almeno attraverso l’astensione il via libera a un nuovo esecutivo.


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