Renzi non ha gradito e nella replica ha reagito duramente. Lo scenario si è ripetuto anche con i grillini. Ma dem e pentastellati stavano tessendo un accordo che aveva come base l’esclusione del candidato forzista Francesco Paolo Sisto, ritenuto troppo legato alla stagione delle legge ad personam berlusconiane. E quando l’area centrista, fino ad oggi divisa, ha raggiunto un accordo sul nome di Giulio Prosperetti, tutte le tessere sono andate al loro posto. Naturalmente l’esclusione di Forza Italia non ha reso felice Berlusconi. «Dico solo che è molto grave che la Consulta non abbia al suo interno nemmeno un giudice che sia del centrodestra, che oggi tra gli elettori è la componente più importante. È una cosa grave». Ma nella decisione di Renzi hanno pesato anche le divisioni interne a Forza Italia, incapace negli ultimi due anni di scegliere un candidato condiviso da tutto il gruppo. Un clima di scontro interno che ha bruciato un bel po’ di candidati alla sostituzione di Mazzella, l’ultimo giudice indicato da Forza Italia. Un risultato devastante per i forzisti che adesso mettono sotto accusa la conduzione del gruppo di Brunetta. Ci sono volute comunque 32 votazioni per un giudice, 10 per i secondo e 5 per il terzo. Un copione già visto in passato. Per esempio nel 2002, quando Marco Pannella condusse un lungo sciopero della sete per convincere il Parlamento a scegliere un membro della Consulta. E anche in questa occasione i radicali hanno accompagnato le faticose nomine con le loro proteste.