ROMA. Finalmente senatori e deputati ce l’hanno fatta: sono riusciti ad eleggere i tre giudici della Corte costituzionale che mancavano da tempo. I nuovi membri della Consulta sono; Franco Modugno, indicato dai grillini ed eletto con 609 voti; Giulio Prosperetti, scelto dai centristi con 585 voti; Augusto Barbera, indicato dal Pd, nominato con 581 voti. Dieci in più del quorum richiesto di 571 . La grande novità di questo giro di nomine è invece tutta politica: Matteo Renzi e il Pd, infatti, hanno tagliato fuori dalla decisione Forza Italia e Silvio Berlusconi e hanno stretto un accordo con il Movimento Cinque Stelle. Una scelta che sembra il colpo definitivo al Patto del Nazareno e a possibili convergenze fra democratici e forzisti. La novità che avrebbe convinto Renzi a rompere gli ormeggi e abbandonare Berlusconi al suo destino sarebbe stato il violento scontro sulle scelte di politica estera che si è verificato ieri mattina in aula con Renato Brunetta. Il capogruppo forzista, infatti, ha attaccato duramente nel suo intervento il premier, chiamandolo più di una volta in causa.
Renzi non ha gradito e nella replica ha reagito duramente. Lo scenario si è ripetuto anche con i grillini. Ma dem e pentastellati stavano tessendo un accordo che aveva come base l’esclusione del candidato forzista Francesco Paolo Sisto, ritenuto troppo legato alla stagione delle legge ad personam berlusconiane. E quando l’area centrista, fino ad oggi divisa, ha raggiunto un accordo sul nome di Giulio Prosperetti, tutte le tessere sono andate al loro posto. Naturalmente l’esclusione di Forza Italia non ha reso felice Berlusconi. «Dico solo che è molto grave che la Consulta non abbia al suo interno nemmeno un giudice che sia del centrodestra, che oggi tra gli elettori è la componente più importante. È una cosa grave». Ma nella decisione di Renzi hanno pesato anche le divisioni interne a Forza Italia, incapace negli ultimi due anni di scegliere un candidato condiviso da tutto il gruppo. Un clima di scontro interno che ha bruciato un bel po’ di candidati alla sostituzione di Mazzella, l’ultimo giudice indicato da Forza Italia. Un risultato devastante per i forzisti che adesso mettono sotto accusa la conduzione del gruppo di Brunetta. Ci sono volute comunque 32 votazioni per un giudice, 10 per i secondo e 5 per il terzo. Un copione già visto in passato. Per esempio nel 2002, quando Marco Pannella condusse un lungo sciopero della sete per convincere il Parlamento a scegliere un membro della Consulta. E anche in questa occasione i radicali hanno accompagnato le faticose nomine con le loro proteste.