Tagli da morire, è la cura Renzi per la Sanità
Liste di attesa in aumento, ticket gravosi, assistenza territoriale in affanno, servizi per la salute mentale in crisi. Ritratto della sanità italiana al tempo del governo Renzi che ha rinunciato all’incremento del fondo sanitario di due miliardi previsto dal decreto enti locali approvato solo tre mesi fa e ha approvato il decreto sull’appropriatezza che riduce le prestazioni del sistema sanitario nazionale. La 18° edizione del rapporto Pit-Salute «Sanità pubblica, accesso privato», presentato ieri a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva descrive un mondo angosciante: quello della sanità che sarà tagliata per 2,35 miliardi quest’anno, 1,33 miliardi saranno i tagli sull’acquisto di beni e servizi e dispositivi medici. Il resto delle risorse dovrebbero derivare dalla stretta su 180 prestazioni di specialistica ambulatoriale (in totale sono 1.700): tac, risonanze magnetiche agli arti e alla colonna, test di colesterolo e trigliceridi, medicina nucleare, dialisi, test di genetica e allergologici, odontoiatria. Inoltre con il decreto 78, approvato il 4 agosto scorso, nei prossimi anni si attendono 4 miliardi alle regioni programmati dal governo Renzi con la legge di Stabilità del 2015.
«I costi saranno spostati ancora una volta sulle famiglie – sostiene Tonino Aceti coordinatore del tribunale per i diritti del malato/cittadinanzattiva – Il Servizio sanitario nazionale è considerato sacrificabile come i diritti. Con il Ddl sulla responsabilità professionale e la conseguente inversione dell’onere della prova sul cittadino, sarà ancora più complicato avere accesso al diritto al risarcimento del danno subito, scaricando sul soggetto più fragile il peso di dovere dimostrare la dinamica dei fatti pur sapendo che non ha gli strumenti per farlo». Dal punto di vista dei cittadini, e dei malati, questa è la conseguenza dell’austerità praticata dal governo Renzi sulla vita realmente vissuta. Non quella che si nutre di annunci e spopola sul twitter dello spaghetto-liberismo.
Il rapporto sostiene che dal 2013 è aumentata la difficoltà di accedeere alle prestazioni sanitarie. Per un’ecografia si aspetta fino a nove mesi, tempi insostenibili anche per esami delicati come risonanze magnetiche e Tac. Alle sedi nazionali e locali del tribunale per i diritti del malato sono aumentate le segnalazioni sui tempi delle liste d’attesa aumentati del 58,4% in un anno. L’aumento contestuale dei ticket del 31,4% corrisponde alle tasse sulla salute pagate dalla popolazione per garantire alle regioni la chiusura dei bilanci sempre più in sofferenza.
I ticket rappresentano un «ostacolo all’accesso alle prestazioni: un peso sempre più insostenibile per i redditi delle famiglie, nonché un paradosso del Servizio pubblico che respinge i cittadini e li indirizza verso il privato o l’intramoenia, talvolta persino più convenienti per costi o per attese». Per il 2014, il 42% segnala problemi legati ai costi elevati e agli aumenti dei ticket per diagnostica e specialistica. Il 29,3% delle segnalazioni evidenzia difficoltà a ottenere informazioni corrette e complete sulle esenzioni dal pagamento della compartecipazione alla spesa sanitaria; il 17,8% (12,9% nel 2013) segnala invece che esistono prestazioni troppo care, e troppo numerose, non oggetto di esenzione.
Sempre più critica la situazione degli ospedali alle prese con la riduzione dei servizi e del personale. I problemi di ritardi riscontrati per le visite specialistiche o esami di diagnostica, oggi sono il pane quotidiano degli ambulatori. Tutto è causato dai tagli agli acquisti dei macchinari, dalla mancanza dei fondi per il personale, l’acquisto di un macchinario. Altro aspetto inquietante: crescono le segnalazioni sui rifiuti dei medici di base di effettuare visite a domicilio. I dinieghi sono passati dal 23,3% del 2013 al 28,3% del 2014, i rifiuti di effettuare prescrizioni da parte del medico di medicina generale dal 17,8% del 2013 al 24,5% del 2014. Negati anche i ricoveri, a volte ritenuti «non necessari perché la prestazione può essere erogata dai servizi territoriali, che non sono sempre in grado di offrirli». Molto più spesso i rifiuti sono causati dai tagli ai servizi che producono «mancanza posti letto, chiusura reparti, accorpamenti presidi, scarso personale». Il 31,7% sulle oltre 24 mila segnalazioni ricevute dal tribunale sostiene di avere incassato un diniego all’accesso alle proprie informazioni cliniche, cartella clinica e referti. In altre parole, i tagli alla sanità producono anche il rifiuto delle prestazioni.
Il Rapporto Pit Salute «descrive un sistema sanitario sempre più in affanno che non riesce a garantire il diritto alla salute. Le responsabilità del governo sono evidenti e frutto di una chiara scelta politica» Una realtà alla deriva» commentano i parlamentari del Movimento 5 stelle in Commissione Affari sociali della Camera.
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