Serve più trasparenza nella tassazione delle multinazionali

by redazione | 4 Novembre 2015 17:06

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Il 5 novembre 2014 un consorzio internazionale di giornalisti rivelò pubblicamente che più di 500 multinazionali avevano concluso accordi segreti con il Lussemburgo tra il 2002 e il 2010 — i cosiddetti tax rulings — per abbattere la loro pressione fiscale. Nasceva così lo scandalo Luxleaks, che ha suscitato fortissima indignazione in Europa e nel mondo. Alcune imprese con miliardi di euro di entrate avevano infatti beneficiato di una tassazione effettiva di meno dell’1% sui profitti trasferiti in Lussemburgo, mentre le piccole e medie imprese non beneficiavano dello stesso trattamento di favore e dovevano subire una concorrenza sleale.
L’inchiesta resa pubblica nel novembre 2014 ha sollevato dunque un velo sulla situazione fiscale in Europa. Gli Stati europei hanno sviluppato in questi anni un’impropria competizione nell’offerta di una varietà di misure fiscali, inclusi tax rulings , per attrarre imprese multinazionali e aumentare artificialmente i loro introiti. Questa pratica sottrae però importanti entrate fiscali agli altri Paesi europei e diminuisce le risorse complessive derivanti dalla tassazione, che potrebbero essere usate per migliorare i servizi pubblici, la sanità o il sistema scolastico, a vantaggio di tutti i cittadini.
Un anno è passato e nessun passo avanti significativo è stato raggiunto per ottenere un cambiamento reale. Nonostante alcuni annunci infatti l’Unione Europea non è ancora riuscita a dare risposte ai suoi cittadini e alle sue piccole e medie imprese.
Il 6 ottobre di quest’anno, i ministri delle finanze dell’Ue hanno perso anzi l’opportunità di dimostrare di aver imparato la lezione dello scandalo di Luxleaks. Il loro accordo sull’istituzione di un sistema di scambio automatico d’informazione tra i 28 Stati membri dell’Ue sui tax rulings non assicura nessuna trasparenza su questi accordi segreti e indebolisce fortemente la già timida proposta della Commissione.
La situazione attuale sta indebolendo pesantemente i sistemi fiscali nazionali e il progetto europeo: un mercato unico efficace può infatti funzionare correttamente solo in un quadro per la tassazione delle imprese più trasparente, coordinato e cooperativo. Non si può quindi continuare ad andare avanti come fatto finora: l’Unione Europea deve assicurare che le multinazionali paghino le loro tasse dove realizzano i profitti.
Noi richiediamo riforme ambiziose per contrastare evasione ed elusione fiscale, eliminare le scappatoie legali utilizzate dalle multinazionali, sanzionare efficacemente i paradisi fiscali, combattere la corruzione e il riciclaggio e migliorare la trasparenza e la cooperazione transfrontaliera.
In questo quadro, invitiamo pubblicamente i governi europei a supportare l’obbligo di rendicontazione Paese per Paese pubblica attualmente in discussione nella Direttiva sui diritti degli azionisti.
Questa misura richiederebbe alle grandi imprese ed alle imprese quotate di rendere pubblici i dati su alcune loro attività e, soprattutto, sulle tasse che pagano in ogni Paese in cui operano. Questo permetterebbe alle autorità fiscali, agli investitori e agli altri stakeholders , inclusi i cittadini, di intraprendere iniziative in caso di comportamenti inappropriati o illeciti da parte delle multinazionali. Le banche europee sono già soggette a tale requisito, che non ha diminuito la loro competitività, come dimostrato da una ricerca ufficiale commissionata dalla Commissione europea.
A un anno da Luxleaks, cittadini e imprese responsabili aspettano ancora risposte. C’è urgente bisogno di un’azione coordinata a livello europeo. La rendicontazione Paese per Paese rappresenterebbe uno strumento importante per combattere evasione ed elusione fiscale e un passo avanti significativo nella creazione di un quadro fiscale più trasparente in Europa.
È giunta l’ora che gli Stati membri imparino la lezione dello scandalo di Luxleaks e mettano fine all’elusione fiscale delle multinazionali, costruendo un sistema corretto di tassazione delle imprese. Questa è una condizione necessaria per rivitalizzare l’economia europea, a beneficio di cittadini e imprese responsabili.
Sergio Cofferati Relatore del Parlamento Europeo per la Direttiva sui diritti degli azionisti ; Gianni Pittella, Presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo ; Roberto Gualtieri, Presidente della Commissione Economica del Parlamento Europeo ; Romano Prodi, ex Presidente della Commissione Europea ed ex Presidente del Consiglio italiano ; Thomas Piketty, Paris School of Economics ; Jean-Paul Fitoussi, Co-Presidente del Consiglio Scientifico della Progressive Economy ; Josep Borrell, ex Presidente del Parlamento Europeo ; Luca Visentini, Segretario Generale della Confederazione Sindacale Europea ; Elio Di Rupo, Presidente del Partito Socialista belga ed ex Primo Ministro ; Vincenzo Visco, ex Ministro italiano del Tesoro e delle Finanze ; Jutta Urpilainen, ex Ministro finlandese delle Finanze ; Paul Magnette, Ministro-Presidente della Wallonia-Belgio ; Virgilio Dastoli, Presidente Consiglio Italiano Movimento Europeo ; Richard Murphy, Anastasia Nesvetailova e Ronen Palan, City University ; Jill Rubery, Kate Pickett, Irene Ring, Andras Inotai, Ilene Grabel, Henning Meyere Heikki Patomäki, Membri del Consiglio Scientifico della Progressive Economy
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