Migranti, Polonia contro la Ue

by redazione | 15 Novembre 2015 17:22

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Populisti di tutta Europa uniti: cavalcano lo shock per la strage di Parigi, chiedono le misure più dure contro migranti e musulmani, rigettano l’accordo a livello Ue sulle quote di ripartizione di profughi tra paesi membri.
A Varsavia il nuovo governo nazional-conservatore “non vede più le condizioni politiche” per accettare migranti da altri paesi dell’Unione. La stessa linea è espressa dal premier slovacco Robert Fico. La più dura di tutti è Marine Le Pen: espelliamoli, chiudiamo le moschee ove predicano odio, via i predicatori, mettiamo al bando ogni organizzazione islamista. Parole durissime, alla vigilia delle importanti elezioni regionali di dicembre. Il premier olandese Mark Rutte annuncia «energiche misure per difendere le frontiere». A Berlino la linea delle porte aperte di Angela Merkel vacilla sempre più, fa temere una caduta della cancelliera e una crisi politica: Wolfgang Schaeuble, popolare veterano della Cdu, ha sparato a zero su di lei che accoglie i migranti, definendoli «una valanga»: insomma le ha dato dell’incompetente, e lei ha reagito lodandolo e confermandogli la fiducia.
A fianco di Schaeuble si schiera l’ideologo della Csu bavarese, Markus Soeder: «La strage di Parigi ha cambiato tutto», ha detto, «e se la Germania (quella governata da ‘Angie’ appunto) non sa garantire frontiere sicure, la Baviera agirà da sola senza aspettare Berlino». Sconfessione gravissima della leader, poche ore dopo quella di Schaeuble.
Governo a rischio a Berlino, Marine Le Pen all’offensiva a Parigi, schiaffi plateali all’Europa da Est, voglia di confini chiusi ovunque: la Ue senza frontiere vacilla. Soffia voglia di ritorno alle sovranità nazionali. «La Polonia deve mantenere il controllo completo delle sue frontiere, della sua politica d’asilo e d’immigrazione, quindi dopo Parigi non vediamo la possibilità concreta di rispettare gli impegni sul ricollocamento dei rifugiati, occorre rivedere la politica europea sulla crisi migratoria», ha detto il ministro degli Affari europei Konrad Szymanski. «La riconoscenza di Varsavia, Praga, Bratislava e Budapest per i fondi di coesione senza cui starebbero ben peggio è nulla», osservano in anonimato fonti politiche tedesche. La rivolta a Berlino contro Angela Merkel, dopo Parigi, rafforza xenofobi ed euroscettici in tutto il Continente.
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