GERUSALEMME. Si è ucciso ancora nella rotatoria “maledetta”. Quella a sud della Città santa verso la Cisgiordania, dove da un lato si accede all’insediamento di Gush Etzion, dall’altro la statale 60 prosegue verso Hebron. Ci sono le fermate dei bus, una stazione di servizio. C’è sempre un gran via vai di gente nel pomeriggio, auto, camion. Qui ha agito l’ennesimo “lupo solitario” palestinese e ha ferito a morte una ragazza israeliana di 20 anni, che aspettava un mezzo pubblico verso Gerusalemme. Immediatamente sono entrati in azione i soldati della brigata Kfir: il palestinese è stato ucciso, la sua vittima è morta poco dopo nell’ospedale Shaare Zedek di Gerusalemme.
Questa “rotatoria” è già stata scena di altri tre attacchi di “lupi solitari” nelle scorse settimane, è la stessa dove lo scorso vennero rapiti i tre studenti della yeshiva che facevano l’autostop poi uccisi dai loro rapitori di Hamas.
A una manciata di chilometri da qui c’è Hebron, la città palestinese più inquieta e violenta, da dove è venuta la maggior parte dei “lupi solitari” in questi due mesi di “intifada dei coltelli”, oltre cento i palestinesi uccisi nelle violenze e negli attacchi con il coltello, 18 le vittime israeliane.
L’attacco sulla rotatoria di Gush Etzion è stato il terzo nella giornata di ieri. In mattinata un tassista palestinese di 32 anni aveva tentato di accoltellare un israeliano dopo aver cercato prima di investire dei passanti all’incrocio dell’insediamento di Kfar Adumin, a sud di Gerusalemme. L’aggressore è stato ucciso da un passante armato che gli ha sparato. A Nablus, nei pressi della colonia di Itamar, una sedicenne palestinese ha tentato di accoltellare alcuni israeliani ma è stata investita dall’auto di un colono e poi uccisa dagli agenti.
Ieri pomeriggio il premier israeliano Benjamin Netanyahu – che pure aveva accusato il presidente palestinese Abu Mazen di essere “connivente” – nella riunione di governo ha sostenuto: «Gli assassini agiscono individualmente, questo non è un terrorismo di organizzazioni, ma di individui incitati soprattutto dai social network, di cui è difficile prevedere gli attacchi».