NUOVO ARRESTO PER LE STRAGI
In Belgio, intanto, le premesse e le conseguenze giudiziarie di una notte che Bruxelles faticherà a dimenticare evaporano in meno di 24 ore. Dei 16 fermati domenica, il giudice istruttore ne rimette in libertà 15, trasformando in arresto solo uno dei fermi. Sia pure con l’accusa di associazione terroristica e partecipazione alla strage di Parigi. A quale titolo, non è dato sapere. Così come non è data sapere l’identità dell’uomo, di cui si intuisce tuttavia un ruolo “logistico” e dunque legato alla figura di Salah Abdeslam, che, per altro, resta un fantasma. Anche dopo l’ultimo infondato avvistamento nei dintorni di Liegi sull’autostrada verso la Germania su una Bmw che sarebbe poi stata ritrovata e definita “estranea” all’indagine in corso. Né sembrano aver avuto miglior esito i 5 arresti di ieri mattina, dopo una serie di perquisizioni a Bruxelles e Liegi. Due dei fermati vengono rilasciati dopo nemmeno 12 ore, mentre degli altri 3 (sentiti in queste ore) deciderà oggi un giudice istruttore. Il che, porta l’aritmetica delle ultime trentasei ore a 17 persone rilasciate delle 21 fermate. A nessuna scoperta di esplosivo o armi. A Salah Abdeslam ancora al largo e ad una città che continua ad essere chiusa per terrore.
UN TESTIMONE E LA PAURA
«L’Ufficio del Procuratore federale – scrive nel comunicato diffuso in serata Eric Van der Sypt – sottolinea come non sia raro in operazioni di ricerca in grande scala fermare numerose persone semplicemente per chiarire le ragioni della loro presenza nei luoghi perquisiti». Insomma, terrorizzata da una minaccia ora concreta, la normalmente prudentissima macchina giudiziaria e di polizia belga si mette a menare fendenti nell’aria. A buttare giù porte e pescare a strascico, sicura che, prima o poi, qualche pesce resterà nella rete. Anche perché, nella ricerca, un metodo ci sarebbe e ruota attorno alla testimonianza resa in carcere da Hamza Attaouh. Il più giovane dei due ragazzi che, la notte tra venerdì 13 e sabato 14 novembre recuperano Salah a Parigi, ha cominciato a fornire elementi investigativi utili non solo a collocare Salah sulla scena del commando e a documentarne il “tradimento” rispetto ai piani della strage («Quando arrivammo a Parigi era sconvolto e indossava una cintura esplosiva sotto il giaccone»), ma anche a misurarne le intenzioni e le possibili complicità.
AIUTATO DALLA CRIMINALITA’
Ascoltando Attaouh e le confidenze che avrebbe ricevuto da Salah, la Procura federale si è convinta che il fuggitivo sia pronto a tutto. Anche a farsi saltare in aria e dunque a ciò che si rifiutò di fare la notte del 13. E che nella fuga – che fonti di intelligence continuano a indicare verso l’Olanda – starebbe facendo leva sull’ultima risorsa che gli è rimasta. Le amicizie nel giro dello spaccio e della criminalità organizzata a Molenbeek che aveva il fratello Ibrahim, kamikaze in boulevard Voltaire. Questo spiegherebbe dunque le ragioni di un allerta schizzato al massimo livello, per altro alimentato in queste ore fre- netiche da ogni battito di ali di farfalla. L’ultimo, un video postato in Rete in cui unforeign fighter dal nome di battaglia “Abu Qatada al-Beljiki” (il Belga) inneggia alle stragi del Venerdì 13 e (in francese) invita a colpire ancora.
RITROVATA CINTURA ESPLOSIVA
E tuttavia cosa si agiti davvero nella testa di Salah e di chi eventualmente ne sta accompagnando la fuga nessuno è in grado di dirlo. In un cestino dei rifiuti di Montrouge, banlieu a sud di Parigi, ieri è stata ritrovata la cintura esplosiva che ragionevolmente indossava la notte del 13 e di cui, dunque, si sarebbe liberato prima di tornare in Belgio. «Il che – osserva una fonte di Intelligence francese – significa che Salah è tornato in Belgio ‘pulito’. E tutt’altro che intenzionato a colpire. Quanto, piuttosto, a scappare».
INCHIESTA SUL BARCONE
Sul fronte francese, gli investigatori stanno passando al setaccio l’elenco dei siriani arrivati con il barcone del 3 ottobre nell’isola di Leros e registrati come rifugiati, tra cui si nascondevano almeno tre dei kamikaze di Parigi.
E in chiaro arriva dall’intelligence francese un allarme specifico sul viaggio di Papa Francesco in Africa da domani, mercoledì 25, al 30. Si teme un attentato in occasione della cerimonia del 29 novembre a Bangui che prevede l’apertura del Giubileo per l’Africa.