Era in programma il gruppo “Eagles of Death Metal”, una band di metallica. Tutto è successo in pochi secondi. Diversi uomini sono arrivati verso le nove e mezza, cominciando a sparare con fucili d’assalto fuori. Poi sono entrati continuando il loro massacro. «La sparatoria è durata almeno quindici minuti» racconta Julien Pearce, giornalista di Europe 1 che si trovava all’interno del Bataclan. «C’è stato un movimento di panico verso la scena, con momenti di calca, anche io sono finito travolto». Gli assalitori hanno avuto il tempo di caricare più volte i loro fucili d’assalto. «Ho visto che si sono fermati e ricominciato almeno tre volte di seguito» continua Pearce. “Non avevano passamontagna, sembravano giovani e molto sicuri di loro”. Il giornalista di Europe 1 è riuscito a scappare da un ingresso laterale e ha visto almeno dieci corpi a terra, nel sangue. Il cronista della radio francese sostiene che non c’è stata rivendicazione al momento dell’attacco, mentre secondo altre testimonianze gli attentatori hanno urlato “Allah Akbar!” e poi hanno detto qualcosa a proposito della Siria.
Le notizie sono state a lungo confuso ma una cosa è sembrata subito certa: “E’ molto più grave dell’attacco a Charlie Hebdo” commenta un poliziotto. L’attentato alla redazione del settimanale, con dodici vittime, è dieci volte meno grave di quello del Bataclan. I terroristi sono rimasti almeno per un’ora e mezza dentro la sala. Hanno sparato prima nel mucchio, sulla folla, poi avrebbero anche fatto delle esecuzioni di spettatori. Sui social network sono circolate immagini orribili della carneficina all’interno della sala, le autorità hanno chiesto rispetto per le vittime.
“La sala era piena” dice Michel, uno spettatore che per sua fortuna era sugli spalti. Ha potuto fuggire dalla sala, poco dopo i primi spari. “Abbiamo sentito come dei petardi, abbiamo pensato a qualcosa di pirotecnico, come accade spesso negli spettacoli”. Dopo i primi spari, i musicisti hanno lasciato il palco correndo e le luci in sala si sono improvvisamente accese. Sempre dagli spalti, Michel ha visto gli spettatori in basso. “Erano tutti sdraiati a terra per proteggersi dagli spari”.
Molti spettatori sono riusciti a uscire dagli ingressi laterali. Escono a piccoli gruppi, subito presi in carico dai pompieri. Ma per altre decine di spettatori l’orrore continua, rimangono a lungo prigionieri insieme agli attentatori. Benjamin Cazenoves ha lanciato un grido d’aiuto su Facebook. “Sono ancora al Bataclan, al primo piano. C’è un ferito grave. Sbrigatevi a intervenire, ci sono dei sopravvissuti. Stanno uccidendo tutti. Venite al primo piano, presto!”.
In strada, le forze speciali preparano l’assalto. La sala concerto sul boulevard Voltaire, è a poche centinaia di metri dagli altri due attacchi avvenuti tra l’undicesimo e il decimo arrondissement. Un attacco coordinato da più uomini. Secondo alcune testimonianze erano tre individui, ma per altre erano almeno cinque. “Armati di kalashnikov, a viso scoperto, vestiti normalmente” ha detto un vicino del locale. Sul boulevard Voltaire e nel quartiere République si era svolta la manifestazione contro il terrore dell’11 gennaio scorsa. Ora è una zona di guerra.
Quando il blitz è finalmente concluso, verso mezzanotte, si misura subito la gravità dell’attacco, senza precedenti nella storia recente francese. Due terroristi sono stati uccisi nell’assalto delle forze speciali ma non è chiaro se altri sono riusciti a fuggire. La caccia all’uomo non è ancora finita. “E’ l’orrore” ha detto ieri sera François Hollande in tv, visibilmente sconvolto. Intorno all’una di notte, il presidente francese lascia l’Eliseo per andare personalmente davanti al Bataclan con il ministro Valls, in una Parigi sotto assedio. Il 7 gennaio aveva fatto quasi la stessa strada per venire alla redazione di Charlie Hebdo.